mercoledì 1 maggio 2024

E' parlamintè, L' Angolo d' Abruzzo Da Giannino, La Grotta e L' Ostu (83)

 E' Parlamintè - Facebook


Voto: 83
Numero di visite: 3
Ultima visita: 08/2003
Fascia di prezzo: 27-42
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Michelin, Accademia Italiana Cucina, AliceTouring

-Imola- (BO)

                                                         

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Voto: 83
Numero di visite: 2
Ultima visita: 12/2001
Fascia di prezzo: 29-39
Guide e recensioni: Osterie d'ItaliaMichelin, AliceTouringViaDeiGourmet

-Milano- (MI)

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Voto: 83
Numero di visite: 2
Ultima visita: 02/2013
Fascia di prezzo: 30-40
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Espresso, Gambero RossoAliceTouring

-Brescia- (BS)

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Voto: 83
Numero di visite: 2
Ultima visita: 12/2014
Fascia di prezzo: 25-34
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, AliceRepubblica, I Cento Torino

-Torino- (TO)

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4 ristoranti, come fossero in gara nella trasmissione di Alessandro Borghese, ma così non è: si tratta di 4 luoghi provati diversi anni fa, e di cui non ho immagini personali perchè al tempo non esistevano gli smartphone ed i telefonini si usavano solo per chiamare e ricevere telefonate 😱.
Ma tutti con lo stesso punteggio in classifica, cioè il brillante voto di 83 punti, che li colloca attualmente tra la 717esima e la 726esima posizione in classifica, molto vicini tra loro.
Tutti visitati 2 volte, ad eccezione del E' Parlamintè, che ho provato ben 3 volte, segno che sicuramente per anni è stato uno dei miei locali preferiti ad Imola.
Tutti i locali, incredibilmente, sono ancora attivi, ed alcuni ancora citati dalle guide enogastronomiche.
Breve descrizione dei 4 raccolti in un unico post.


Iniziamo proprio dal E' Parlamintè. Imola, centro storico. Locale che mi colpì innanzitutto per il nome, il Parlamento, dove da sempre si veniva per parlare di politica, accompagnando le discussioni ad un bicchiere di rosso ed a qualche piatto semplice, della tradizione emiliana, ben eseguito.
Se venni qui a mangiare ben 3 volte, ed il voto è così alto, vuol dire che ero sempre stato benone. Chissà oggi, magari si potrebbero riprovare tutti quanti per capire quanto è cambiata la cucina negli anni.

Per Osterie d'Italia 2006: "In questa caratteristica trattoria a conduzione familiare, nel centro di Imola, si ritrovano studenti, impiegati, rappresentanti di commercio e politici per assaggiare i piatti della famiglia Dal Monte e discutere di tutto un po'. Mutati i tempi, il locale non ha perso la fisionomia di luogo d'incontro e di serrati discorsi cui deve originariamente il nome. Il bancone all'ingresso, i mobili provenienti da una vecchia drogheria, i tavoli ben disposti e un piccolo cortile sul retro preparano a un'accoglienza calda e non formale. La cucina è appannaggio dei maschi, papà Raffaele e il figlio Massimo, padrona incontrastata della sala è la madre Marta, cortese e semplice. La tradizionale cucina del territorio è affiancata da molte proposte di pesce, anche curiose e interessanti, derivate dalla passione di Raffaele per questo prodotto e dal desiderio di stuzzicare gli habitués. Troveremo insalata di gamberi patate e fagioli, caponata di melanzane e gamberi, ostriche francesi crude, spaghetti al tonno, ombrina al sale della Camillona (Presidio Slow Food), baccalà - sempre un piatto forte - ai ferri e mantecato. Parlando di carne, invece, insalata con prosciutto caldo, pappardelle al ragù di anatra, stricchetti con salsiccia e piselli, tagliata di manzo con salsa al Sangiovese e carciofini fritti, misto di formaggi con miele e fichi caramellati. In chiusura, uno straordinario crème caramel e dolci di casa. Proposta di menù a 25 euro con quattro portate, e carta dei vini non convenzionale, con proposte al bicchiere."

Per l'Accademia Italiana della Cucina 2024: 


Per il Touring Club 2024:


Per Alice 2011: "Una gioia rara. Cucina di grande livello, cortesia e impegno rigorosamente "in famiglia". Potrete assaggiare deliziose semplicità di terra e di mare con qualche reinterpretazione: frittelle di bianchetti alla maggiorana, tagliolini al nero di seppia e ragù di calamari, baccalà ai ferri, ma anche ottime carni, tagliata di chianina in primis. Dolci deliziosi e possibilità di degustazione al bicchiere. Veniteci anche per la schietta tipicità dell'ambiente. Un vero pezzo di storia: il nome, Parlamentino, si deve al fatto che, a queste tavole, fin dai primi del Novecento, gli uomini si trovavano per discutere di politica"

Alcune immagini dal web:























Secondo locale descritto, L'Angolo d'Abruzzo da Giannino, il primo aperto a Milano (ora se ne contano già 3, ed altri in giro per l'Italia). Ci venni due volte, sinonimo che qui la cucina abruzzese mi era particolarmente gradita: arrosticini, agnello, tanti ottimi piatti della tradizione che, esportata in una città del nord, hanno sempre riscosso grande successo. Anche questo sarebbe da rivisitare, senza ombra di dubbio, dato che è attualmente recensito dal Golosario 2024 di Massobrio e Gatti e addirittura Bib Gourmand per la Michelin 2024.

Per Osterie d'Italia 2001:


Per la Michelin 2024, Bib Gourmand: "Fedele a se stessa da molti anni, è la vera trattoria molto semplice, con i tavolini ravvicinati, ma allo stesso tempo vivace e sempre frequentata: il piacere consiste nel riscoprire, in piatti dalle abbondanti porzioni, la tipica cucina abruzzese proposta con prezzi davvero contenuti per gli standard milanesi. A pranzo, vari menu a prezzo fisso per pasti molto easy e veloci."

Per il Touring: "Un angolo d'Abruzzo a Milano dal 1965, dove gustare la cucina tradizionale abruzzese in un ambiente vivace e confortevole. Per iniziare, c'è la carrellata di antipasti, tra cui burrata, polpettine, peperoni alla griglia, melanzane fritte, affettati misti, olive all'ascolana e pane abbrustolito con l'olio. Come primo piatto, si possono assaggiare gli spaghetti acciughe e capperi o alla chitarra con sugo e polpette di agnello, mentre tra i secondi meritano gli arrosticini e l'agnello con le patate. Il tutto servito con generosità e gentilezza"

Per ViaDeiGourmet: "Cosa vi viene in mente se dico Abruzzo? La prima parola che io ricollego automaticamente a questa regione è “arrosticini“.
A Milano è possibile mangiarne di ottimi Da Giannino – L’angolo d’Abruzzo, proprio all’angolo tra via Rosolino Pilo e via Nino Bixio.
L’ambiente è rustico e decisamente informale, con tovaglie a quadri bianchi e rossi e foto incorniciate del paesaggio abruzzese e degli autografi dei vip che sono passati dal locale. Se non fosse per gli occhi a mandorla dei camerieri filippini e per l’accento milanese dei tanti lavoratori in pausa pranzo che affollano i tavoli, si potrebbe pensare di essere veramente in una trattoria abruzzese.
Il menu è un tuffo nella gastronomia regionale, con scamorza alla griglia, capocollo, zuppa di cardi, pallotte cac’e ove, spaghetti alla chitarra e l’agnello, re indiscusso di tutto il menu, dalle deliziose polpettine degli antipasti agli arrosticini, all’agnello alla scottadito.
In attesa dell’arrivo dei piatti viene servita una bruschetta all’olio extravergine d’oliva, rigorosamente abruzzese.
Ai più indecisi, dallo stomaco di media capienza, conviene optare per il “menu arrosticini” tutti i lunedì sera a 25 € e anche a pranzo, in forma ridotta, a 10 €.
Le pecche: le verdure in pastella risultano molli e poco piacevoli, la pasta, preparata al momento e ben condita, è servita in porzioni più che abbondanti, cosa che costringe a optare per un unico piatto o per una “doggy bag”, e infine i biscottini che vengono serviti col caffè sono purtroppo piuttosto mediocri.
La carta dei vini è naturalmente il regno dei rossi, con a capo il Montepulciano, cui tengono compagnia Cerasuolo e Trebbiano.
Nel complesso un’esperienza saporita e piacevole, che invita a tornare fino a terminare tutte le voci del menu."

Per Alice 2011: "Un angolo d'Abruzzo nel cuore della metropoli con tutti i piatti della tradizione, dagli spaghetti alla chitarra con sugo d'agnello, all'agnello al forno, agli arrosticini. Il menù degustazione (dall'antipasto al dolce, compresi caffè, amaro e bevande) è proposto a prezzi contenuti."

Per il Golosario 2024:



Alcune immagini dal web:




















La terza della serie, la Grotta, situata in centro storico a Brescia, l'ho provata l'ultima volta nel 2013, mentre la volta prima mi pare fosse nel 2008. Anche questo locale trovato su Osterie d'Italia come tutti gli altri 3, qui ricordo davvero una buona cucina di carne, tradizionale, con attenzione alle materie prime di qualità. Mi ripeto, anche questo da rivedere oggi, a distanza di ben 11 anni dall'ultima mia visita. La Grotta è stata recensita fino al 2017 da Slow Food (chiocciola fino al 2011), dal Gambero Rosso fino al 2016 (al tempo, un Gambero), dall'Espresso 2010, Touring e Alice 2011. Mancando da diversi anni dalle guide immagino che qualcosa sia successo negli ultimi tempi.

Per il Gambero Rosso 2016: 


Per Osterie d'Italia 2017:


Per il Touring: "Accanto al tribunale, un'osteria storica della Leonessa. Tra ambienti rustici segnati da informale eleganza con volte e pietra a vista, si gode di una cucina che racconta fedelmente i sapori del territorio, esaltati da etichette di buoni oli e vini (la cantina al piano inferiore è dedicata anche alle degustazioni). Le paste fresche della tradizione (casoncelli e malfatti) si condiscono con carni, erbe e il tipico formaggio bagoss e, tra i secondi, citiamo il coniglio alla cacciatora o lo stracotto di cavallo. Da provare i taglieri di salumi e formaggi, mentre il venerdì è giornata di baccalà e polenta"

Per Alice 2011: "Vicolo del Prezzemolo si trova vicino al Tribunale e nasce da Corso Cavour. Qui c'era un tempo una vecchia osteria. Ora è tutto rinnovato, ma l'intento è quello di mantenere vivo lo spirito di una volta. Cucina tradizionale bresciana con trippa, tagliatelle al salmì di lepre, cotoletta con nodino di vitello. Il tutto da gustare al fresco, d'estate, nel cortiletto interno" 

Alcune immagini dal web:


























Ultimo, last but not least, L'Ostu di Torino, dove, a detta di tutta la famiglia, abbiamo mangiato i migliori agnolotti al Barolo della nostra vita, un piatto che da solo vale un viaggio intercontinentale! Straordinari. Ricordo anche la "Grissinopoli", una milanese impanata con i grissini torinesi sbriciolati. Non ricordo gli altri piatti gustati nelle due occasioni di visita, penso che normalmente si sia iniziato con i classici antipasti piemontesi, qui su tutti la lingua al verde ed il vitello tonnato, ma ricordo ancora oggi, a distanza di ben 10 anni dall'ultima nostra visita, quegli agnolotti da urlo.
Enoteca di lusso, tutte le pareti sono strabordanti di ottime bottiglie di vini di tutta Italia ed estero che riempiono gli scaffali fino al soffitto. Da venirci anche solo per una degustazione di vini straordinari.

Per Alice 2011: "La classica osteria di una volta; tavoloni in legno, ambiente informale, umanità varia tra gli avventori e proposte ancorate saldamente al territorio ed ai suoi vini: in apertura la lingua al verde - oramai introvabile nei ristoranti à la page - e il vitello tonnato, fatto come si deve; poi agnolotti al Barolo, gnocchi al Castelmagno, filetto di maiale al Barbaresco. Dolci fatti in casa, tra cui la panna cotta e il classico bunet. Avanti così!"

Per Osterie d'Italia 2014: "Negli anni la cospicua cantina costruita dal compianto Sergio - detto, appunto, l'Ostu - si è ridimensionata, ciononostante in questa osteriaccia nel cuore chic del quartiere della Crocetta trovate ancora le pareti coperte di scaffali e gli scaffali colmi di etichette che vanno anche indietro nel tempo. Dunque, tra tavolacci, chitarre e aria da Fruttero e Lucentini, si può bere quotidiano o importante, accompagnando i calici con la classica cucina piemontese: agnolotti al Barolo, tajarin, brasati, ma anche, per una pausa più veloce, torte salate e panini. Alla fine, se c'è l'atmosfera, si canta tra belle di notte e beoni"

Per La Repubblica: "Come ritrovare una vecchia fiamma. Come scovare in un cassetto un amatissimo maglione perduto. Cioè: come tornare all’Ostu, in un giorno d’autunno, dopo che tanta Barbera è stillata nella clessidra della vita. Se eccedo in poesia da taverna è perché rimettere piede nell’osteria di via Colombo, l’altroieri, mi ha fatto battere il cuore. All’Ostu noi amanti di pintoni, canzonacce e frittate ci abbiam passato la giovinezza, quando a condurre queste stanze sature di legni e bottiglie (anche molto buone) c’era ancora lui, Sergio detto “l’ostu”. Poi Sergio ha lasciato il locale prima, questa valle di lacrime poi e lentamente l’Ostu si è stancato, e noi con lui. Finché qualche mese fa l’amico Oliviero mi dice: guarda che è tornato all’antico spleen. Così vengo a controllare ed è vero: il rientro del veterano Alfio Minio ha determinato una bella rinfrescata - senza perdere nulla del fascino della piolaccia - e richiamato i clienti a frotte. Si mangia il solito d’allora - a pranzo il vitello tonnato (6,50), gli agnolotti al sugo d’arrosto (7), il brasato (7), a cena una carta più ricca, un menù a 15 euro e uno a 25 - e tutto è com’era: goloso e senza pretese. Bentornato, vecchio amore."

I Cento Torino 2020: 


Alcune immagini dal web:


























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