Voto: 95
Numero di visite: 1
Ultima visita: 05/2024
Fascia di prezzo: 28-54
Guide e recensioni: Golosario, LeStrade.Com, LaRepubblica, LaSentinella
-Rivarolo Canavese- (TO)
Oggi abbiamo pranzato in compagnia dei nostri cari amici di "Moto Noi", in una bella domenica finalmente soleggiata in questo mese di maggio 2024, al ristorante Partage, nel centro di Rivarolo Canavese.
Un ristorante che ho trovato sul Golosario di Massobrio e Gatti, che quando segnalano un nuovo indirizzo, in questo caso recensito per la prima volta nel 2023, potete stare tranquilli che non sbagliano un colpo!
Ed oggi, effettivamente, non ci siamo sbagliati, anzi... Locale aperto da 5 anni, poco prima che scoppiasse il Covid da parte del giovane chef Davide Pisano, che si è fatto le ossa giovanissimo in un paio di ristoranti stellati in Francia (la mamma di Davide è parigina) e quindi ha deciso di intraprendere la carriera solista in questo angolo del Canavese.
Terra difficile dice lui, ma se queste sono le premesse auguriamo a Davide un prosperoso futuro anche nella nostra poco famosa zona gastronomica del nord ovest piemontese.
Oggi ci siamo divisi i due menù in lista, a partire dal menù TGV per le signore e al Torino Parigi Pisa per i maschietti.
Un'ottima scelta, perchè così abbiamo potuto gustare tutti i piatti, compresi i due dolci eccellenti (la pavlova è stata sostituita per scelta dello chef dal Paris-Brest e la volontà di Davide è stata quella di farci gustare entrambi i dolci per tutti).
Tra tutti i piatti assaggiati, senza ombra di dubbio, il vincitore è stato il salmone affumicato con vinagrette all'arancia e stracciatella, seguito dagli agnolotti ai tre arrosti, crema di spinaci e ricotta affumicata, quindi sul gradino più basso del podio mettiamo la tartare di fassona con tuorlo d'uovo, bottarga, lime ed erba cipollina.
Ma tutti i piatti sono risultati gustosi e delicati, piacevoli e perfettamente equilibrati nei sapori.
Ottimi i vini scelti, dello stesso produttore, Alberto Oggero: un Roero bianco (arneis) e un Roero rosso (nebbiolo).
Bravo Davide, ci torneremo sicuramente!
Per il Golosario 2024:
Per LaSentinella 2020: "I giovani che non si arrendono Davide, chef creativo e tenace
Rivarolo. A settembre 2019 l’avvio dell’attività, poi l’emergenza epidemiologica Un delivery particolare e la gente, a casa, compone i piatti come al ristorante
Nel tempo Covid ci si ingegna, se si vuol sopravvivere. E una cosa è certa: stare a guardare, passivi, non porta da nessuna parte. Bisogna reagire, trovare motivazioni, dimostrare, prima di tutto a sè stessi, che grinta, determinazione, coraggio possono fare, ancora, la differenza.
Davide Pisano ha 31 anni, metà francese, per parte di mamma, e metà italiano (il papà è delle Valli di Lanzo), vive a Varisella, ma ha la sua attività a Rivarolo. Gestisce un wine restaurant, il Partage, in corso Indipendenza, un piccolo locale, 35 posti, che si è “costruito” su misura, nel senso che ci ha messo piede per la prima volta nel giugno dello scorso anno e a settembre l’ha aperto. «Ho fatto l’alberghiero a Lanzo, ma non l’ho finito perchè gli studi non mi appassionavano e a 16 anni ero già in cucina - confida - . Ho girato molto e lavorato per chef stellati (tra questi, Enrico Bartolini, tre stelle Michelin), finchè, anche per via della mamma parigina, mi sono trasferito proprio a Parigi. Ho sempre amato quella filosofia di ristorazione e da Ze Kitchen Galerie e Antoine ho imparato molto. Quattro anni intensi, finchè mi è venuta voglia di rientrare, ho sempre creduto nella provincia, del resto. Tramite un mio amico ho iniziato a cercare un locale che avesse certe caratteristiche e la scelta , non per caso, è caduta su Rivarolo. È il posto adatto a quello che faccio, una città che offre infinite opportunità, che ha negozi e marchi che trovi solo in realtà più grandi. Lì, ho pensato, perchè non portare un tipo di ristorazione che rispondesse a questa esigenza di modernità che la gente chiede».
Partage non è il “solito” ristorante, tant’è vero che «non c’è pasta in carta» come sottolinea Davide. Vini solo ed esclusivamente di piccoli produttori, che accompagnano pietanze sfiziose, che nascono dalla contaminazione di generi, convivialità del cibo, condivisione dei piatti. «Mi piace il lavoro artigianale, piccole, grandi buone cose da proporre è l’identità che cerco, è il mio, di marchio. La mia non è una ristorazione di massa. Io sono per “l’esco pieno dal locale, ma non appesantito”».
Il successo è stato immediato. Poi, la prima ondata epidemiologica. «Assorbita bene, alla fine - confessa Davide - , anche perchè essendo il primo anno di attività, le tasse le avrei pagate quello successivo. Ho sperimentato, come altri, il delivery, e devo dire che c’è stata grande solidarietà da parte dei clienti (molti della Valle di Lanzo, visto che arrivo di lì). L’idea è stata, visto che non lo posso fare io nel locale, creiamo le condizioni perchè siano i clienti a comporre i piatti a casa, ad impiattarli. Un bollito “rivisto”, per esempio, sbriciolato, compattato, con tanto di salsa da aggiungere, è diventato un piatto squisito e anche divertente da confezionare tra le mura domestiche». I clienti, poi, hanno fatto anche di più, realizzando dei video caricati su Instagram, e si sa quanto il mondo social abbia la sua importanza, ormai.L’estate, anche sfruttando le possibilità di spazi all’aperto senza alcun costo da corrispondere al Comune, grazie alla disponibilità di Palazzo Lomellini, è stata una buona estate. Con l’aiuto di due ragazzi (una in sala ed uno in cucina) al Partage tutto è filato liscio. Poi, la seconda ondata Covid, i nuovi Dpcm, una mazzata, in sostanza. «Inutile girarci intorno, il morale era a terra - riferisce Davide Pisano - . Mi sono chiesto più volte se avesse un senso continuare, visto che tutto sembrava remare contro. Poi, anche per evitare che la noia prendesse il sopravvento, ho ricominciato col delivery, introducendo nuove proposte di menù. L’esperienza parigina mi aiuta in questo. Lavorando il fine settimana, ho il tempo materiale per organizzarmi, ricevere le prenotazioni, predisporre tutto ciò che servirà per la preparazione dei piatti. L’altro weekend, per esempio, il ramen, un piatto della tradizione giapponese, è andato benissimo. Che cosa mi ha insegnato la pandemia? Domanda complessa. Che non bisogna perdere la pazienza, ma mantenere la calma e ragionare con mentalità adulta». Detto da uno così giovane, e trattandosi, di un italo francese, chapeau."
Rivarolo. A settembre 2019 l’avvio dell’attività, poi l’emergenza epidemiologica Un delivery particolare e la gente, a casa, compone i piatti come al ristorante
Nel tempo Covid ci si ingegna, se si vuol sopravvivere. E una cosa è certa: stare a guardare, passivi, non porta da nessuna parte. Bisogna reagire, trovare motivazioni, dimostrare, prima di tutto a sè stessi, che grinta, determinazione, coraggio possono fare, ancora, la differenza.
Davide Pisano ha 31 anni, metà francese, per parte di mamma, e metà italiano (il papà è delle Valli di Lanzo), vive a Varisella, ma ha la sua attività a Rivarolo. Gestisce un wine restaurant, il Partage, in corso Indipendenza, un piccolo locale, 35 posti, che si è “costruito” su misura, nel senso che ci ha messo piede per la prima volta nel giugno dello scorso anno e a settembre l’ha aperto. «Ho fatto l’alberghiero a Lanzo, ma non l’ho finito perchè gli studi non mi appassionavano e a 16 anni ero già in cucina - confida - . Ho girato molto e lavorato per chef stellati (tra questi, Enrico Bartolini, tre stelle Michelin), finchè, anche per via della mamma parigina, mi sono trasferito proprio a Parigi. Ho sempre amato quella filosofia di ristorazione e da Ze Kitchen Galerie e Antoine ho imparato molto. Quattro anni intensi, finchè mi è venuta voglia di rientrare, ho sempre creduto nella provincia, del resto. Tramite un mio amico ho iniziato a cercare un locale che avesse certe caratteristiche e la scelta , non per caso, è caduta su Rivarolo. È il posto adatto a quello che faccio, una città che offre infinite opportunità, che ha negozi e marchi che trovi solo in realtà più grandi. Lì, ho pensato, perchè non portare un tipo di ristorazione che rispondesse a questa esigenza di modernità che la gente chiede».
Partage non è il “solito” ristorante, tant’è vero che «non c’è pasta in carta» come sottolinea Davide. Vini solo ed esclusivamente di piccoli produttori, che accompagnano pietanze sfiziose, che nascono dalla contaminazione di generi, convivialità del cibo, condivisione dei piatti. «Mi piace il lavoro artigianale, piccole, grandi buone cose da proporre è l’identità che cerco, è il mio, di marchio. La mia non è una ristorazione di massa. Io sono per “l’esco pieno dal locale, ma non appesantito”».
Il successo è stato immediato. Poi, la prima ondata epidemiologica. «Assorbita bene, alla fine - confessa Davide - , anche perchè essendo il primo anno di attività, le tasse le avrei pagate quello successivo. Ho sperimentato, come altri, il delivery, e devo dire che c’è stata grande solidarietà da parte dei clienti (molti della Valle di Lanzo, visto che arrivo di lì). L’idea è stata, visto che non lo posso fare io nel locale, creiamo le condizioni perchè siano i clienti a comporre i piatti a casa, ad impiattarli. Un bollito “rivisto”, per esempio, sbriciolato, compattato, con tanto di salsa da aggiungere, è diventato un piatto squisito e anche divertente da confezionare tra le mura domestiche». I clienti, poi, hanno fatto anche di più, realizzando dei video caricati su Instagram, e si sa quanto il mondo social abbia la sua importanza, ormai.L’estate, anche sfruttando le possibilità di spazi all’aperto senza alcun costo da corrispondere al Comune, grazie alla disponibilità di Palazzo Lomellini, è stata una buona estate. Con l’aiuto di due ragazzi (una in sala ed uno in cucina) al Partage tutto è filato liscio. Poi, la seconda ondata Covid, i nuovi Dpcm, una mazzata, in sostanza. «Inutile girarci intorno, il morale era a terra - riferisce Davide Pisano - . Mi sono chiesto più volte se avesse un senso continuare, visto che tutto sembrava remare contro. Poi, anche per evitare che la noia prendesse il sopravvento, ho ricominciato col delivery, introducendo nuove proposte di menù. L’esperienza parigina mi aiuta in questo. Lavorando il fine settimana, ho il tempo materiale per organizzarmi, ricevere le prenotazioni, predisporre tutto ciò che servirà per la preparazione dei piatti. L’altro weekend, per esempio, il ramen, un piatto della tradizione giapponese, è andato benissimo. Che cosa mi ha insegnato la pandemia? Domanda complessa. Che non bisogna perdere la pazienza, ma mantenere la calma e ragionare con mentalità adulta». Detto da uno così giovane, e trattandosi, di un italo francese, chapeau."
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