http://www.gourmettoria.it/260-lago-biacchese
Voto: 75
Numero di visite: 4
Ultima visita: 09/2019
Fascia di prezzo: 18-25
Guide e recensioni: Mangiarozzo, Gourmettoria
-San Lazzaro di Savena- (BO)
CHIUSO DEFINITIVAMENTE
Che gran peccato la chiusura del Lago Biacchese, una delle mie trattorie del cuore 💔 (adesso un cuore spezzato...😢).
Un luogo magico, una delle più tradizionali trattorie bolognesi appena fuori città, affacciata sul piccolo laghetto artificiale dedicato alla pesca sportiva.
Un luogo dell'anima per tantissimi bolognesi, a iniziare da Lucio Dalla e Gianni Morandi, che qui ci venivano spesso a mangiare.
Io lo scoprii tanti anni fa grazie ai miei cari amici Marco e Sergio, colleghi di lavoro per tanti anni, bolognesi DOC, che mi hanno sempre accompagnato nei luoghi più caratteristici della città felsinea a gustare pranzi e cene di eccellente livello.
Qui si mangiava in modo super tradizionale, ma il loro sugo con le cipolle per condire le tagliatelle era davvero inarrivabile per chiunque.
Straordinario.
Vabbè... il mio post ad omaggiare un caposaldo della cucina bolognese che non c'è più... un pezzetto del mio cuore che però è rimasto lungo le sponde del Lago Biacchese.
Per il Mangiarozzo 2017: "Un posto molto alla buona, rustico, spartano, con servizio familiare. Nel 2016 ha festeggiato cinquantasei anni di attività. Il posto è un po' difficile da trovare, si deve attraversare un ponticello e arrivare con una strada sterrata sulle rive di un laghetto per la pesca sportiva. Diverse sono le mani artefici di questa cucina tipicamente bolognese. Il titolare è Giovanni Cerrè, ma le redini sono affidate alla figlia Marina e al genero Stefano Soverini. Tra le specialità segnaliamo tortellini, tagliatelle fatte in casa ala ragù o con prosciutto e cipolla, passatelli, fagioli con le cotiche, zucchine ripiene, polpette e trippa. Non da meno sono i dolci, tutti artigianali e tutti secondo tradizione: zuppa inglese, panna cotta, creme caramel, torta di riso. Da non perdere sono le mitiche crescentine servite insieme con l'affettato. E nel bicchiere? Vini locali e molto Sangiovese e Pignoletto. Ottimo rapporto qualità / porzione / prezzo."
Se il contesto per certi versi è cambiato, nulla è stato ritoccato in un locale che esiste da sempre : né l’ingresso col vecchio bar, né il menù elencato a voce, quotidianamente infoltito con le proposte del giorno. La sala costantemente affollata intreccia un contesto sociale poliedrico : anziane che sorseggiano il brodo direttamente dal pentolino, agenti di commercio in giacca e cravatta temerari dalle macchie di sugo, famiglie e baldi giovani affezionati ai ricordi d’infanzia. Intramontabili e inamovibili Giovanni Cerré e la moglie Gina che col passare del tempo hanno allenato un team affiatato ed ammaestrato nel portare avanti la solida, schietta e godereccia cucina bolognese degli albori, sgattaiolando con destrezza tra tutti i tavoli ed i pannelli fotografici con impressi i piatti più apprezzati del locale. Il massiccio cestino del pane accumula pagnotte, crescente, sfiziose streghette e focacce in quantità interminabili ed è il benvenuto già presente all’arrivo su tutti i tavoli. Superata la delusione per l’assenza delle crescentine, rinomato asso nella manica del menù, che vengono servite solo a cena e al pranzo della domenica, ci si tuffa assaporando i sapidi, ruspanti ed adagianti primi piatti.
Spicca il tortellone burro e salvia, ben lucidato col burro, dal ripieno paffuto, rotondo e rasserenante. La tagliatella stretta, fine e non esageratamente cotta viene ricoperta dal ragù o dal prosciutto e friggione (quest’ultimo non accecato dall’acidità), opinabile la lasagna piuttosto lasciva ed ovattata stratificata da una coltre di ragù rosso pomodoro. Il tortellino che da queste parti ha fatto la storia, galleggia su un brodo senza compromessi da cui sgorgano occhi a dismisura, strappando il record delle comande e la gioia dei commensali che in tandem lo assaporano direttamente dal pentolino.
Prolifico l’elenco dei secondi (tutti sui 10 euro) forgiati da numerosi piatti poveri come i fagioli con le cotiche (un po’ troppo avanti di cottura), la trippa, le zucchine ripiene, la faraona arrosto, il coniglio alla cacciatora molto tenero ed inondato di sugo, lo spezzatino ed una buonissima cotoletta alla bolognese con prosciutto, parmigiano ed un mantello di brodo ad esorcizzare panna e fondute anti digestive. Il ricarico lipidico è da gestire per non privarsi del timbro affettivo dei dolci : piacevole e gioiosa la zuppa inglese percentualmente variegata da crema, alchermes e cacao. Indiscutibilmente golosa la panna cotta pitturata col caramello, scelte che stampano più il sorriso rispetto al fiordilatte nonostante panna&crema negli altri casi, non rispecchino propriamente il sinonimo di letizia ma ci troviamo pur sempre in una trattoria a bordo di un laghetto.
Spoglia la carta dei vini come da pronostici, conto sui 30-35euro bevande incluse.
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