Voto: 76
Numero di visite: 1
Ultima visita: 06/2021
Fascia di prezzo: 28-28
Guide e recensioni: I Cento Torino, La Repubblica, La Stampa
-Torino- (TO)
Classica piola torinese nel quartiere della movida San Salvario, siamo stati a pranzo io e Filippo nel giugno del 2021 per gustarci quella cucina tradizionale che solo nelle piole più autentiche è possibile ancora ritrovare a Torino, e questa Trattoria Carmen è proprio ciò che ti aspetti.
Pasta fatta in casa, bistecca impanata, ossobuco. pesche ripiene... insomma... tutto molto semplice ma tutto assolutamente molto buono.
Prezzi popolari. Da venirci a pranzo quando si passa dalle parti del quartiere San Salvario e non si vuole gustarsi solo il classico tagliere con salumi che viene proposto in ogni locale della zona.
Per La Repubblica: "Nelle ultime settimane s’è acceso un piccolo dibattito su un tema che riguarda tutti i golosi: come le vecchie trattorie e i ristoranti classici possano proiettarsi nel futuro. La risposta più naturale è: tocca alle nuove generazioni. Il fatto è che spesso i ragazzi, vogliono seguire un percorso proprio, magari lontano da tovaglie a quadri. Immagino la pensasse così anche il figlio di Salvatore Giachella quando suo papà, in un giorno d’autunno di tre anni fa, morì d’improvviso. Me la ricordo bene quella mattina: in San Salvario - al mercato di piazza Madama, alla pasticceria Pisapia - non si parlava d’altro. Giachella era uno degli osti più amati del quartiere da quando, nel 1991, aveva varato Carmen in via Ormea, una stanzetta tutta satura di quadri - testimoni del passaggio di tanti artisti - in cui per 20mila lire lire si faceva una cena tradizionale a menù fisso.
Si stava bene, da Carmen, e ne scrissi qui dieci anni fa. Ma quella mattina di novembre la storia dell’osteria rischiò di finire assieme al garbato signore lucano che ne era titolare. Invece no. Immagino ci abbia pensato e ripensato in mezzo a mille sentimenti diversi, ma il risultato è che quando l’altroieri entro da Carmen tutto è proprio così come era. Ma, cosa più evidente, in sala c’è il figlio di Salvatore, che tanto gli somiglia. E di papà ha la flemma e la professionalità: gente di poche parole e tanto lavoro. La sala è stipata e allegra: alle pareti sempre i quadri, ai tavoli una vociante combriccola di personaggi di zona, il Maestro di musica, pensionati ridanciani, un trio che parla di sindacato, un altro che parla di un videoregistratore (ma esistono ancora?). Se trovo posto è solo perché sono quasi le due e s’è liberato un desco. La formula serale è sempre la medesima - cena ricca a 28 euro all inclusive - ma a pranzo si scelgono uno a uno i piatti raccontati da Giachella: ci sarebbero funghi in tutte le salse - con i tajarin, fritti - ma io vado per la mia strada. Che mi porterà su golosi ravioli di noci e gorgo in salsa di noci (€7) e una buona salsiccia in umido con polenta (8). Mi trattengo dal prendere le pere al vino, il bunet o la torta di nocciole con lo zabajone e con acqua e caffè fatto con la moka spendo 18 euro. E mi alzo felice, e fiducioso nel futuro."
Per La Stampa: "San Salvario dice addio a uno dei suoi simboli. A 56 anni si è spento Salvatore Giachella, stroncato da infarto. Dal 1991 gestiva «Carmen», trattoria in via Ormea 15/A. Un locale piccolo, con 30 posti a sedere, ma straordinariamente accogliente, conosciuto e apprezzato in tutta la città. Una trattoria che negli anni è diventata un pezzo di storia del quartiere, grazie anche al garbo e alla signorilità di Giachella, persona mite e sempre cordiale: «Un uomo d’altri tempi», lo definiscono i negozianti della zona, senza nascondere la propria commozione.
PEZZO DI STORIA
Giachella era di origine lucana. Dopo essersi fatto le ossa in Romagna gestendo un ristorante col fratello Pasquale, si era trasferito a Torino per iniziare una nuova avventura. Per aprire il suo primo locale aveva scelto San Salvario, quartiere famoso all’epoca non certo per la movida, bensì per il forte degrado. Una scommessa che si rivelò vincente. Giachella rilevò Carmen e lo trasformò nel primo vero locale «in» della zona: «Aveva la migliore clientela di Torino», racconta Cesare De Rossi, storico commerciante di San Salvario. Da Carmen, negli anni, sono passati artisti illustri, come Tabusso, Soffiantino, Casorati. E hanno regalato i loro quadri, appesi alle pareti del locale. Ma anche i calciatori amavano mangiare in via Ormea, su quelle sedie con cuscini granata con al centro lo stemma del Toro, grande passione sportiva di Giachella.
Si stava bene, da Carmen, e ne scrissi qui dieci anni fa. Ma quella mattina di novembre la storia dell’osteria rischiò di finire assieme al garbato signore lucano che ne era titolare. Invece no. Immagino ci abbia pensato e ripensato in mezzo a mille sentimenti diversi, ma il risultato è che quando l’altroieri entro da Carmen tutto è proprio così come era. Ma, cosa più evidente, in sala c’è il figlio di Salvatore, che tanto gli somiglia. E di papà ha la flemma e la professionalità: gente di poche parole e tanto lavoro. La sala è stipata e allegra: alle pareti sempre i quadri, ai tavoli una vociante combriccola di personaggi di zona, il Maestro di musica, pensionati ridanciani, un trio che parla di sindacato, un altro che parla di un videoregistratore (ma esistono ancora?). Se trovo posto è solo perché sono quasi le due e s’è liberato un desco. La formula serale è sempre la medesima - cena ricca a 28 euro all inclusive - ma a pranzo si scelgono uno a uno i piatti raccontati da Giachella: ci sarebbero funghi in tutte le salse - con i tajarin, fritti - ma io vado per la mia strada. Che mi porterà su golosi ravioli di noci e gorgo in salsa di noci (€7) e una buona salsiccia in umido con polenta (8). Mi trattengo dal prendere le pere al vino, il bunet o la torta di nocciole con lo zabajone e con acqua e caffè fatto con la moka spendo 18 euro. E mi alzo felice, e fiducioso nel futuro."
Per La Stampa: "San Salvario dice addio a uno dei suoi simboli. A 56 anni si è spento Salvatore Giachella, stroncato da infarto. Dal 1991 gestiva «Carmen», trattoria in via Ormea 15/A. Un locale piccolo, con 30 posti a sedere, ma straordinariamente accogliente, conosciuto e apprezzato in tutta la città. Una trattoria che negli anni è diventata un pezzo di storia del quartiere, grazie anche al garbo e alla signorilità di Giachella, persona mite e sempre cordiale: «Un uomo d’altri tempi», lo definiscono i negozianti della zona, senza nascondere la propria commozione.
PEZZO DI STORIA
Giachella era di origine lucana. Dopo essersi fatto le ossa in Romagna gestendo un ristorante col fratello Pasquale, si era trasferito a Torino per iniziare una nuova avventura. Per aprire il suo primo locale aveva scelto San Salvario, quartiere famoso all’epoca non certo per la movida, bensì per il forte degrado. Una scommessa che si rivelò vincente. Giachella rilevò Carmen e lo trasformò nel primo vero locale «in» della zona: «Aveva la migliore clientela di Torino», racconta Cesare De Rossi, storico commerciante di San Salvario. Da Carmen, negli anni, sono passati artisti illustri, come Tabusso, Soffiantino, Casorati. E hanno regalato i loro quadri, appesi alle pareti del locale. Ma anche i calciatori amavano mangiare in via Ormea, su quelle sedie con cuscini granata con al centro lo stemma del Toro, grande passione sportiva di Giachella.
SEMPRE DISPONIBILE
Tutti, nel quartiere, descrivono Giachella come un grande lavoratore, pronto ad alzarsi presto ogni mattina per andare a fare la spesa al mercato di piazza Madama. Nel suo Carmen, sempre affollatissimo, si trovava una grande varietà di antipasti piemontesi, accompagnati da non meno di quattro o cinque primi e altrettanti secondi piatti. Menu che cambiavano al variare delle stagioni. Ad aiutare Giachella c’erano due peruviani: Alejando, il cuoco cui Salvatore aveva insegnato il mestiere, e Lucio, che dava una mano in cucina. Nel suo percorso a San Salvario («Quartiere che con il suo locale aveva contribuito a valorizzare», dice chi lavora in zona) Giachella si era fatto apprezzare non solo per le sue capacità professionali, ma anche per quelle umane. «Un gran signore - dice ad esempio Franco Attisano - disponibile e pronto ad aiutare i colleghi». Come qualche settimana fa, quando aveva allontanato un malintenzionato che importunava la giovane proprietaria della boutique di fronte.
L’ULTIMO SALUTO
La scomparsa di Giachella ha lasciato un profondo senso di sgomento in tutto il quartiere. Tanto più che è arrivata in modo improvviso. Mercoledì Salvatore aveva accusato un leggero malore. Sembrava una cosa di poco conto, che però lo aveva indotto a restare a casa e dare le chiavi del locale al figlio Federico, di 24 anni, con il quale viveva. «E’ stata la prima volta, evidentemente se lo sentiva», dice il ragazzo. I funerali di Salvatore Giachella si terranno lunedì alle 10,15 a Moncalieri, nella Parrocchia di Santa Maria della Scala. Ci saranno anche i commercianti di San Salvario: «Gli porteremo il nostro ultimo saluto - assicura De Rossi - . Mancherà moltissimo a tutto il quartiere»."
Tutti, nel quartiere, descrivono Giachella come un grande lavoratore, pronto ad alzarsi presto ogni mattina per andare a fare la spesa al mercato di piazza Madama. Nel suo Carmen, sempre affollatissimo, si trovava una grande varietà di antipasti piemontesi, accompagnati da non meno di quattro o cinque primi e altrettanti secondi piatti. Menu che cambiavano al variare delle stagioni. Ad aiutare Giachella c’erano due peruviani: Alejando, il cuoco cui Salvatore aveva insegnato il mestiere, e Lucio, che dava una mano in cucina. Nel suo percorso a San Salvario («Quartiere che con il suo locale aveva contribuito a valorizzare», dice chi lavora in zona) Giachella si era fatto apprezzare non solo per le sue capacità professionali, ma anche per quelle umane. «Un gran signore - dice ad esempio Franco Attisano - disponibile e pronto ad aiutare i colleghi». Come qualche settimana fa, quando aveva allontanato un malintenzionato che importunava la giovane proprietaria della boutique di fronte.
L’ULTIMO SALUTO
La scomparsa di Giachella ha lasciato un profondo senso di sgomento in tutto il quartiere. Tanto più che è arrivata in modo improvviso. Mercoledì Salvatore aveva accusato un leggero malore. Sembrava una cosa di poco conto, che però lo aveva indotto a restare a casa e dare le chiavi del locale al figlio Federico, di 24 anni, con il quale viveva. «E’ stata la prima volta, evidentemente se lo sentiva», dice il ragazzo. I funerali di Salvatore Giachella si terranno lunedì alle 10,15 a Moncalieri, nella Parrocchia di Santa Maria della Scala. Ci saranno anche i commercianti di San Salvario: «Gli porteremo il nostro ultimo saluto - assicura De Rossi - . Mancherà moltissimo a tutto il quartiere»."
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