https://www.acetaiapedroni.it/it/osteria-rubbiara
Voto: 97
Numero di visite: 1
Ultima visita: 01/2024
Fascia di prezzo: 25-31
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Espresso, Michelin, Gambero Rosso, Mangiarozzo, Accademia Italiana Cucina, Alice, Touring, IlRestoDelCarlino, ModenaToday
-Nonantola- (MO)
Non c'è più in sala Italo Pedroni, direi fortunatamente, visto il personaggio piuttosto burbero che sequestrava i cellulari e ti spediva fuori a calci se ordinavi i tortellini alla panna, ma oggi nell'Osteria della famiglia Pedroni ci sono il figlio Giuseppe e tutto uno staff preparato e cortese che vi accompagneranno in un viaggio nella memoria della cucina contadina tradizionale modenese.
Un viaggio straordinariamente semplice, ma che lascia nel cuore un ricordo indelebile, con dei sapori nei piatti che solo all'Osteria di Rubbiara si possono ancora trovare.
Un bel gioiellino di provincia, in un'acetaia vecchia di 500 anni, dove si gustano piatti deliziosi: tortelloni ripieni di ricotta e spinaci serviti con gocce di balsamico tradizionale DOP 12 anni e quindi pollo al Lambrusco Pedroni e cipolline in aceto balsamico IGP.
Il pollo al Lambrusco è risultato, indubbiamente, il miglior pollo mai assaggiato in vita mia (in un ristorante, perchè naturalmente il pollo che faceva la mia mamma era imbattibile, sa va san dir).
3 barbe, 97 punti in classifica ed attuale 69esima posizione, un bel risultato per una "prima volta".
Aggiornamento 14/10/2024: Chiocciola 2025!
Per Osterie d'Italia 2024:
Per l'Accademia Italiana della Cucina: "Osteria familiare, in località Rubbiara, dallo stile essenziale
Piatti tipici:
tortellini in brodo, maccheroni al pettine; pollo al Lambrusco; frittata all'aceto balsamico tradizionale di Modena; gelato all'aceto balsamico tradizionale di Modena"
Per Alice 2011: "Storica trattoria di campagna, in un casolare del '500 con un bel giardino per l'estate, gestita ininterrottamente da metà Ottocento dalla famiglia Pedroni. L'ambiente è rustico, all'antica: Italo Pedroni, il "rustico benefico" detta regole assolute: niente cellulari (da depositare); niente avanzi nel piatto; precedenza agli uomini; menù imposto, sempre uguale da decenni (accanto all'ingresso sta scritto: "chè às mà gna quél ch'a ghé"). Se tutto questo non vi disturba, allora vivrete momenti di vero piacere all'insegna della geniunità e della tradizione del territorio. Niente antipasti; tortellini in brodo e strichetti al ragù di carne; pollo al Lambrusco, arrosti, costicine al forno e frittata al balsamico; cipolle borretane (lessate e condite con aceto balsamico) e insalatina; faraona arrosto, cotechino e fagioli, bolliti misti, assaggio di torte e crostate. Ben 14 liquori di propria produzione. Aperto solo a pranzo, venerdì e sabato anche alla sera"
Per il Resto del Carlino: "Correva l’anno 1862 ed era proprio novembre quando Giuseppe Pedroni (che oggi potremmo ribattezzare Giuseppe I) decise di aprire una "osteria con diritto di vitto e stallatico" (sì, si cambiavano anche i cavalli) in via Risaia 2, a Rubbiara di Nonantola. Lo stesso indirizzo e, soprattutto, lo stesso posto, in cui oggi si trova ancora l’Osteria di Rubbiara, la quale proprio ieri, per i suoi primi 160 anni (solo per dare qualche ragguaglio cronologico: allora il Regno d’Italia era nato da un anno e la lira era entrata in vigore da agosto), ha ricevuto una targa commemorativa.A consegnarla il sindaco di Nonantola, Federica Nannetti, con il senatore Stefano Vaccari e il consigliere regionale Luca Sabattini, nelle mani della quinta generazione: Italo Pedroni (sì, proprio colui che aveva fama di lasciare fuori dalla porta chi domandava tortellini alla panna, in quanto vi intravedeva un insulto alla tradizione), 87 anni, e la moglie Franca Prampolini, che proprio ieri ne ha fatti 84. Andati in pensione nel 2020, dopo 50 anni di lavoro, oggi le redini dell’osteria sono passate alla sesta generazione, quella del figlio Giuseppe (Giuseppe III, insomma, dopo che al capostipite si sono succeduti Claudio, Cesare, Giuseppe (II) e Italo). Potrebbe inoltre essere presto pronta anche la settima generazione, perché il figlio Cesare, 13 anni, promette molto bene. Giuseppe ha cominciato a vivere il locale dei genitori già da bambino e, fino al 2020, si è dedicato soprattutto all’attigua azienda agricola, dove su 10 ettari tutti vitati continua a produrre le uve che servono per fare il mosto cotto da trasformare poi in aceto balsamico tradizionale (a proposito: l’acetaia di famiglia ha anch’essa 160 anni e il balsamico tradizionale qui è un "must" in diversi piatti, perfino sul dolce!) e a produrre il vino Lambrusco da servire in osteria. "Molti hanno sempre dato a mio padre del tradizionalista – spiega Giuseppe – per il suo carattere e i piatti che serviva in tavola. In realtà , io ci vedo un grande innovatore: prima di tutti è arrivato sul concetto del chilometro 0, dell’agriturismo, del turismo enogastronomico. Tanto che già a inizio degli Anni Novanta del secolo scorso, tanti americani hanno cominciato a fermarsi qui in osteria, per conoscere la tradizione modenese. Oggi questa tendenza continua, a tal punto che continuiamo a ospitare una clientela internazionale, da Usa, Canada, Brasile, Nord Europa e perfino Australia. Per portare avanti tutte le nostre attività mi sono dotato di un gruppo di giovani molto professionali e qualificati, come Sara Colombi e Francesco Amadio in sala, Francesco Di Gennaro in cucina, Valeria Piccinini che gestisce le visite in acetaia. Complessivamente, abbiamo uno staff di 8 persone". Poi, entrando in cucina, ecco che la sosta vale sempre il viaggio. "Andiamo dai tortellini rigorosamente serviti in brodo di cappone – spiega Giuseppe – ai tortelloni alla ricotta con aceto balsamico tradizionale di 12 anni. Si può optare anche per le tagliatelle al ragù e, come secondo, abbiamo mantenuto una ricetta segreta ideata dai miei genitori negli Anni Ottanta: il pollo al lambrusco.
E’ un piatto che un po’ ci identifica. Ma molto apprezzati sono anche i dolci, come il gelato alla crema con il balsamico di 25 anni".
Non mancano anche tante altre proposte, come quella servita ieri: cotechino impanato e fritto con gocce di aceto balsamico tradizionale, abbinato ai calzagatti. Il sindaco Nannetti ha commentato: "Ancora oggi l’Osteria di Rubbiara è un grande orgoglio per il paese, perché con la sua cucina rappresenta la comunità di Nonantola in tutto il mondo". Ovviamente, è stata confermata anche per il 2023 la "chiocciola" Slow Food."
Per Modena Today: "Compie 160 anni l’Osteria di Rubbiara. A festeggiare questo importantissimo traguardo insieme alla famiglia Pedroni, che dai sei generazioni gestisce lo storico locale nella campagna di Nonantola, erano presenti il Sindaco Federica Nannetti, l’Onorevole Stefano Vaccari e il Consigliere Regionale Luca Sabattini in rappresentanza di tutte le istituzioni.
L’Osteria di Rubbiara, grazie alla passione della famiglia Pedroni, si è consolidato come un punto di riferimento e di eccellenza enogastronomica unico di tutta la nostra provincia, conosciuto ed apprezzato per la cucina rispettosa della tradizione, un eccezionale aceto balsamico ed un nocino sopraffino, più volte premiato a livello europeo.
"Essere qui oggi è un dovere, oltre che un piacere – hanno commentato Nannetti, Vaccari e Sabattini. Stiamo celebrando una bottega storica più unica che rara, frutto della dedizione oggi rappresentata dal lavoro di Giuseppe, degno erede di Italo e di sua moglie Franca e di tutti i loro avi. Sedersi a questo tavolo significa entrare in un’oasi dove si respira la qualità del cibo e si apprezza lo scorrere lento del tempo, in compagnia. Alla famiglia Pedroni, eccellenza emiliana, va un sentito ringraziamento"."
Nessun commento:
Posta un commento