Aquila Antica - La Sentinella del Canavese
ora
Marrakech Da Gustavo - La Sentinella del Canavese
Voto: 84
Numero di visite: più di 5
Ultima visita: 01/2017
Fascia di prezzo: 30-35
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Accademia Italiana Cucina, Alice, Touring
-Ivrea- (TO)
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CHIUSO
Voto: 84
Numero di visite: 1
Ultima visita: 09/1998
Fascia di prezzo: 60-75
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Golosario, Espresso, Michelin, Gambero Rosso, Mangiarozzo, Alice, Touring, Identità Golose, Scatti di Gusto, ReporterGourmet, Luciano Pignataro
-Venezia- (VE)
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La Taberna dei Lari
CHIUSO
Voto: 84
Numero di visite: 1
Ultima visita: 02/2005
Fascia di prezzo: 32-35
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Alice, Touring
-Latina- (LT)
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CHIUSO
Voto: 84
Numero di visite: 1
Ultima visita: 06/2008
Fascia di prezzo: 40-50
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Espresso, Michelin, Gambero Rosso, Alice, Touring
-Murisengo- (AL)
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Aggiornamento del 29/08/2024:
L'Aquila Antica ad Ivrea ha riaperto i battenti con la nuova gestione dell'imprenditore marocchino Mohammed Fegguioui con il nome di Marrakech da Gustavo, cucina etnica-fusion.
Sicuramente da provare, visto il successo dell'ottima gastronomia aperta, sempre nel quartiere del Borghetto a poche decine di metri, già da qualche anno.
Il mio post precedente:
Unico post per recensire locali oramai chiusi con punteggio di 84 punti, un buon punteggio, considerando il fatto che il voto dei locali chiusi, con il passare del tempo, viene regolarmente abbassato di un punto per lasciare posto, nelle posizioni più importanti della mia classifica, a new entry.
Tutti locali provati grazie ad Osterie d'Italia, tutti davvero locali che lasciarono un segno importante nella mia ricerca culinaria.
Ora, da questo post in avanti, non descriverò ogni locale che avrò provato con un post singolo o collettivo, ma racconterò nei post solo i locali che avrò provato recentemente quindi con foto annesse oppure magari in occasioni particolari, ad esempio in un' occasione famigliare, dove magari avevo foto della giornata passata visitando luoghi, città, chiese e monumenti ma non foto dei ristoranti perchè ancora "non si usava"...
Comunque il mio lavoro di ricerca e documentazione continua... e sicuramente se mi verrà voglia e ne avrò l'opportunità cercherò di riprovare locali che al tempo non fotografai ma che potrebbero essere degni di una seconda chance.
Iniziamo con l'Aquila Antica di Ivrea, di cui dispongo di alcune immagini dell' ultima cena che facemmo in compagnia di alcuni amici. Storico locale della mia città, qui venni a mangiare fin dalla più tenera età, perchè sempre fu considerato il ristorante numero uno nella città eporediese, mia città natale, famosa in tutto il mondo per la fabbrica della Olivetti fin dal 1908.
Un ristorante di tradizione Canavesana e Piemontese quello gestito negli ultimi anni da Federico Cimadon, con piatti che concedevano rivisitazioni ma rispettavano fedelmente la nostra tradizione. Vi era molta attenzione alla stagionalità ad alle eccellenti materie prime. Si partiva con un' entrée ricercata, a volte una foglia di sedano rapa fritta con insalata russa con erbette e crodino solidificato. Tra gli antipasti filetto di trota affumicato al momento e le famose cipolle canavesane ripiene di amaretto e uvetta, carne cruda battuta al coltello ed altre leccornie. Tra i primi gnocchi di patate al pesto con aglio ursino, nocciole piemontesi e pancetta, agnolotti ai tre arrosti, i tagliolini del negretto, con cacao nell'impasto conditi rigorosamente al ragù e la famosissima zuppa di ajucche, erbe spontanee che crescono nelle vallate attorno alla città tra maggio e giugno. Ottimi tra i secondi guancia di vitello stracotta al Carema accompagnata dal suet gris, cioè polenta di mais pignoletto aromatizzata con erbe di stagione, molto buono e ricercato il fritto misto alla canavesana, la tofeja (una terrina di terracotta con fagioli grassi, cotiche e salamini cotti) e quindi finanziera. Dolci tradizionali piemontesi, bonet, tiramisù e panna cotta.
Per Alice: Già a metà '800 era sede di stallaggio; da trent'anni a questa parte è una meta fissa per chi voglia assaporare l'autentica cucina canavesana. Materie prime accurate, antiche ricette dimenticate e piatti tradizionali come il fritto misto alla piemontese. La cantina privilegia vini locali."
Per Osterie d'Italia 2018: "Un servizio preciso e curato, un menù ricercato e qualche accenno di cucina molecolare incuriosiscono l'ospite dell'Aquila Antica a Ivrea. L'aggettivo sull'insegna del locale non rappresenta per niente l'osteria che, al contrario, rivisita e arricchisce le portate con abbinamenti ultramoderni. La lettura del menù stuzzica la fantasia del commensale che immagina i piatti ancora prima di ordinarli: la panna cotta con spuma di barbabietola ne è un esempio. Rimaniamo sorpresi
dall'aperitivo molecolare e dall'amuse-bouche offerti: un raviolo di crodino che sprigiona il suo sapore in bocca e una polpetta di salignun con impanatura di noci.
Abbiamo scelto di iniziare questa esperienza con tonno di coniglio con crema di latte e misticanza di erbette spontanee (9 €) seguito da un girello di sanato tagliato al coltello con salsa tonnata (10€) preparata dallo chef. Per proseguire, tajarin pane, burro e acciughe (11 €), zuppa di ajucche (disponibile da fine aprile a inizio giugno). Le costine di maiale a lenta cottura con zabaione di senape (16 €) - un piatto apparentemente semplice ma cucinato con maestria - non deluderanno l'aspettativa. Consigliamo di tenere uno spazietto per i dolci, piccoli capolavori di pasticceria. Abbiamo assaggiato il parfait al caffè con crumble e crema di nocciole, la meringata (6,50 €) con crema chantilly, il raviolo liquido di fragole. Carta dei vini contenuta ma con proposte interessanti."
Aquila Antica immagini personali:
Alcune immagini dal web:
Proseguo con la Taberna dei Lari a Latina, luogo che provai in una serata nel febbraio del 2005 in occasione di trasferta di lavoro e che apprezzai moltissimo per la loro cucina fresca e tradizionale. Ricordo di essermi "sciacquato" la bocca con un finocchio freschissimo che sembrava fosse stato appena colto, crudo, tagliato spesso e immerso in acqua fredda, offertomi come "digestivo"...spettacolare!
Locale nel centro di Latina (ma a Latina esiste un centro? 😱) gestito al tempo da Isabella Faraglia e sua figlia che facevano la spesa quotidianamente dai contadini locali per garantire il massimo della freschezza. Grande attenzione alla bufala, sia per le carni che per i formaggi. Si iniziava con tortino di melanzane con mozzarella di bufala, panzanella croccante e calamari alla piastra, poi si proseguiva con tagliolini al tartufo estivo, filei (pasta artigianale di sola acqua e farina) con fiori di zucchina, alici fresche e mozzarella, calamarata allo scoglio (con calamari, cozze, vongole e gamberi). Tra i secondi rombo al forno con patate, filetto di pesce sciabola con caponata di melanzane, petto d'anatra glassato alla mela verde. Notevoli i formaggi locali, vastissima scelta di marzoline e caciottine, e formaggi di capra. Si concludeva con semifreddo di ricotta e cannella, tiramisù con caffè amaretti e cioccolato, semifreddo con caramello e zenzero.
Non vi sono immagini dal web.
Per Alice: "Materie prime d'eccellente qualità, chef con esperienza nei grandi ristoranti, atmosfera raccolta e accogliente: un indirizzo sicuro per star bene con piatti tradizionali sapientemente rivisitati e specialità di pesce, spendendo dai 30 ai 40 euro"
Proseguo con la Cascina Martini di Murisengo, altro luogo davvero molto interessante chiuso alcuni anni fa. Qui ci venimmo io e Alessandra a pranzo in una gita domenicale nel Monferrato, e gustammo ottimi piatti, anche se ricordo delle porzioni davvero un po' misere (tipo 3 agnolotti...buonì eh... per carità... ma mi ricordo davvero un gran piatto con poco dentro 😂). Qui Gianluigi Giachino, coadiuvato dalla moglie e dalle figlie, dava vita ad una cucina fatta di passioni e di territorio, con attenzione agli ortaggi coltivati in casa.
Si iniziava con salame cotto e crudo, poi millefoglie di verdure alla griglia, lingua e una delicata frittata al basilico oppure girello di vitello marinato al sale in salsa tonnata e capperi. Tra le paste lasagnette al pesto di fagiolini e basilico, ravioli di seirass al burro di malga cotti nel fieno maggengo, tortelli di melanzane, timo serpillo e pomodoro fresco o i tagliolini al rosso d'uovo con filetto d'anatra e pomodorini. Di secondo insalatina di coniglio in crosta di erbe aromatiche o insalatina di anatra su caponata di verdure. Buoni anche la finanziera e la trippa in umido.
Per Alice: "Un casale ottocentesco, con una grande sala valorizzata dalla bella stufa in ceramica e un giardino con vista panoramica sulla collina. La cucina si autodefinisce "di memoria", ossia una costante ricerca dei sapori e dei profumi dell'infanzia. Ne risultano piatti ispirati alla tradizione, ma arricchiti da un tocco personale: peperone al tonno di coniglio, risotto borghese alla gallina, agnolotti del plin ai tre arrosti, guanciola di fassone brasata al Barbera, fritto misto alla monferrina. Menù degustazione a 40 euro, un po' di più alla carta. Tranne il fine settimana apre solo la sera ed è bene prenotare"
Per Gambero Rosso 2016: "Pasta fresca al ragù di salsiccia di Bra, vitello tonnato, guancia di manzo e tanto altro di tradizione, ma non solo. Il tutto nella rilassante cornice di una cascina immersa nel verde, con sale ampie e luminose e un servizio attento. Cantina valida."
Alcune immagini dal web:
Termino con il locale che tra tutti ha avuto maggior successo, il Vecio Fritolin a Venezia. Ottimo, ma ricordo ancora, come anche per la Cascina Martini, le porzioni un po' ridotte e soprattutto il prezzo piuttosto elevato già al tempo, seppur recensito da Osterie d'Italia. Ci venimmo a pranzo io e Alessandra in una delle nostre tantissime vacanze veneziane in camper nel settembre del 1998, appena comunicatomi da parte di Alessandra che sarei diventato papà... e quindi venimmo qui a festeggiare senza troppe remore sul conto finale 😁😍.
Una location tipica veneziana, piccolissima ma curatissima, quella dove si mangiavano un tempo i pesciolini fritti ma che poi si trasformò in un ottimo ristorante di pesce ma non solo, dato che la titolare veniva dal Trentino, quindi anche costolette di agnello e tagliate di angus. Non solo giro d'ombre e cicheti, ma un luogo davvero magico dove mangiammo benissimo.
Ricordo il loro classico Fritolin, frittura mista di paranza, il baccalà mantecato e le sarde in saor.Dal sito: "Situato nel Sestiere di Santa Croce, vicino Rialto, il Vecio Fritolin, si presenta come una tipica trattoria veneziana, che propone una cucina ricercata e di qualità. Gli spazi sono volutamente antichi negli arredi, con le architetture originali del Cinquecento, le travi a vista ai soffitti e le lanterne in ferro battuto a creare atmosfera. Lontano dalle vie più battute dai turisti, Il Vecio Fritolin è la scelta perfetta per chi desidera gustare i veri sapori della cucina veneziana in un’atmosfera familiare e tranquilla, lontani dal caos e dai rumori cittadini."
Per Alice: "Aristide detto Fritolin (venditore di frittolini, cioè di pesce fritto in cartoccio, veri e propri take away per i lavoratori frettolosi del XIX secolo) aprì questo locale a inizio '900. Oggi la tradizione è mantenuta viva, con garbo e sapienza, dalla signora Irina che, oltre al fritolin, propone cucina veneta genuina con dolci, pane e paste fresche fatte in casa. Ama inoltre riportare in uso vecchie ricette della più antica tradizione veneziana, alleggerite e talvolta insaporite con l'aggiunta di erbe aromatiche per esaltare il sapore del pesce: un bel vantaggio è la vicinanza del mercato del pesce e della verdura a Rialto. Dai 45 ai 60 euro, si consiglia la prenotazione"
Per il Gambero Rosso 2016: "Insegna storica a due passi dal ponte di Rialto gestito con passione dall'abile Daniele Zennaro. Un indirizzo poliedrico dove venire per gustare semplicemente uno "scartosso de pesse" (cartoccio di pesce fritto) da passeggio oppure per un vero e proprio pasto. I piatti sono quelli della tradizione veneziana nei quali vengono messi un po' di estro e fantasia uniti a una buona tecnica esecutiva frutto di una solida esperienza dietro i fornelli. Dalla carta: baccalà mantecato,
crema bruciata al grana con finferli e balsamico, tagliolini al Grana con calamaretti, cappellacci ripieni di faraona su fonduta di erbe di campo, parmigiana di rombo, anguilla caramellata alla soia.
Si chiude molto bene con il goloso parfait al caramello. La carta dei vini non è monumentale ma presenta interessanti etichette che ben si abbinano con la proposta culinaria. Servizio cordiale. Da bonus la possibilità di fare un percorso degustazione tradizionale a 42 euro e quello del pranzo a 28 euro."
Per l'Espresso 2020: "Veneziano nel DNA, con lo spirito dell'osteria che è lo stesso di sempre. Il locale ha cambiato arredamento e ha rinnovato pure la guida della cucina conferendo i galloni di cuoco a un fedele interprete della tradizione lagunare. I valori espressi dai piatti ribadiscono una semplicità di fondo, chiara nella sintesi ma di ampio respiro nella costruzione degli equilibri del gusto, vedi il polpo con le 'castraure' (i carciofi novelli della vicina isola di Sant'Erasmo)e le fave. Rivelano una ponderata nota creativa anche le chitarrine con il ragù di 'garusoli (lumachine di mare) e polvere di corallo. C'è tecnica solida nel lingotto di baccalà in oliocottura con crema di patate e porro brasato. Carta dei vini affidabile, con tanto Veneto. Sui 70 euro."
crema bruciata al grana con finferli e balsamico, tagliolini al Grana con calamaretti, cappellacci ripieni di faraona su fonduta di erbe di campo, parmigiana di rombo, anguilla caramellata alla soia.
Si chiude molto bene con il goloso parfait al caramello. La carta dei vini non è monumentale ma presenta interessanti etichette che ben si abbinano con la proposta culinaria. Servizio cordiale. Da bonus la possibilità di fare un percorso degustazione tradizionale a 42 euro e quello del pranzo a 28 euro."
Per l'Espresso 2020: "Veneziano nel DNA, con lo spirito dell'osteria che è lo stesso di sempre. Il locale ha cambiato arredamento e ha rinnovato pure la guida della cucina conferendo i galloni di cuoco a un fedele interprete della tradizione lagunare. I valori espressi dai piatti ribadiscono una semplicità di fondo, chiara nella sintesi ma di ampio respiro nella costruzione degli equilibri del gusto, vedi il polpo con le 'castraure' (i carciofi novelli della vicina isola di Sant'Erasmo)e le fave. Rivelano una ponderata nota creativa anche le chitarrine con il ragù di 'garusoli (lumachine di mare) e polvere di corallo. C'è tecnica solida nel lingotto di baccalà in oliocottura con crema di patate e porro brasato. Carta dei vini affidabile, con tanto Veneto. Sui 70 euro."
Ed è sensazione che avrete anche voi varcando lo sporto in legno con l'antica insegna qui nel cuore della Venezia vera a due passi da Rialto. Questo ristorante che ancora denuncia nel nome la sua origine
di friggitoria d'antan è un monumento. Qui c'è passata la storia e ve lo raccontano le due salette (la prima subito all'ingresso) interrotta dal gran bancone, la seconda più grande che s'illumina d'una luce
d'oro e si contempla nelle tante "glorie appese alle pareti. Opera in cucina un giovanissimo cuoco di abilità eccelsa: Daniele Zennaro.
Cucina con passione e intelletto e soprattutto rispetto delle radici tradizionali. Non c'è piatto di pesce che la cucina della Serenissima abbia stratificato nei secoli che Daniele non sia in grado di riproporre secondo stagione e secondo mercato, ma con un accento di contemporaneità davvero entusiasmante. Inutile che vi sciorini il menù tanto è mutevole.
Però qualche piatto ve lo indico: sarde in saor, melanzane e zucchine in salsa cocktail, e poi tra i primi i cappellacci al nero ripieni di branzino, le linguine di kamut mantecate al nero, pasta fagioli e tonno, insalata di penne tiepide per poi passare al rombo alla griglia con caponata di verdure, alla pancia di maiale con brodo di crostacei e cipollotto (piatto barocco, meraviglioso!) alla parmigiana di melanzane e zucchine, al pescato del giorno con le verdure di stagione. Vi dirò che oltre al pescato che è la cifra gastronomica del Vecio Fritolin potete degustare anche ottimi piatti di carne con chiaro riferimento alla cucina veneta. Io di mio ho assaggiato: il baccalà mantecato su polentina bianca che pareva la carezza di una geisha.
Ho proseguito con un piatto strabiliante: i tacos veneziani. Daniele li fa con sapienza druidica attingendo dalle erbe spontanee di laguna e ci mette gambero viola, peperone in brunoise millimetrica, salicornia, finocchietto d'acqua, nasturzio. Un fuoco d'artificio in bocca, una sferzata di salinità, un'apoteosi di freschezza! Dopo arriva la amatriciana di mare alla veneziana. Sono i nuovi bucatini di Carla Latini con pomodori confit, paprika affumicata e cozze degli Scardovari DOP., Infine non ho resistito allo scartosso de frito che significa, scampi, gamberi rossi e viola, totani, melanzane, zucchine fritti in maniera impeccabile accompagnati da polenta bianca abbrustolita.
La carta dei dolci è un altro monumento di venezianità che sol con la sbrisolona racconta dell'abilità di Daniele. A confortarvi avrete pani fragranti e una cantina davvero invidiabile: c'è ovviamente tutto il
Veneto, c'è molta Francia ma ci sono anche delle piccole etichette da tenere in gran conto che peraltro Irina-ospite d'impeccabile simpatia - sarà lieta di farvi scoprire. Sapendo che qui potete incontrare il mondo. Un mondo buono abituato a vivere secondo gli splendori della Serenissima!"
Per Osterie d'Italia 2001: "Non sappiamo se in questa vecchia friggitoria tirata a lustro si aggiri il fantasma del vecio fritoin, unto e fumigante, incapace di riconoscere, tra i lindi tavolini, nel nitore di pareti e pavimenti, il luogo dove soleva friggere pesce economico da portare a casa con uno scartoseto o sgranocchiare per strada. Certo vi si frigge ancora pesce - una delicatissima frittura mista di pesciolini, molluschi e verdure -ma la cucina propone piatti sempre meno veneziani, come costolette di agnello e tagliata di angus. Va comunque precisato che tutto è sempre preparato con cura, c'è una discreta selezione dì vini e il servizio è molto solerte e cordiale. La gestione è cambiata qualche anno or sono: ora è passata nelle mani di tre fratelli e una sorella. Resta una tappa valida nel giro di ombre e cicheti, soprattutto se si tiene conto che è una delle pochissime mescite aperte la domenica e la sera fino a tardi."
Per Scatti di Gusto:
Per Reporter Gourmet:
Per Luciano Pignataro:
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