Voto: 99
Numero di visite: 1
Ultima visita: 07/2022
Fascia di prezzo: 49-65
Guide e recensioni: Osterie d'Italia, Accademia Italiana Cucina, Touring, Scatti di Gusto, EastLombardy, 50TopItaly
-Lozio- (BS)
Greta Gemmi, giovanissima chef, farà tanta strada. Ama il suo lavoro e si capisce benissimo da quello che realizza.
Ma tanta tanta strada!
La nonna Angela e tutta la famiglia la seguono con affetto e con grande passione.
Lei studia i prodotti e approfondisce le sue conoscenze; prova e riprova, fino a raggiungere la perfezione. Interpreta al meglio i profumi, sapori, colori delle sue belle montagne e li abbina, in modo inconsueto ma davvero piacevole al palato anche per chi di tradizione se ne intende.
Pani antichi, gnocchi morbidi e consistenti al tempo stesso, carni succulente e dolci inebrianti.
Nella famiglia Gemmi sono davvero tutti bravi, cortesi, gentili, disponibili, ma Greta è di un altro pianeta, chapeau.
Profumi, sapori, colori delle montagne della Val Camonica.... e qui si ritorna sempre... ma quanto sono bravi questi bresciani delle valli?
Il menù "Dal bosco al piatto" è qualcosa di sublime.
Ma tanta tanta strada!
La nonna Angela e tutta la famiglia la seguono con affetto e con grande passione.
Lei studia i prodotti e approfondisce le sue conoscenze; prova e riprova, fino a raggiungere la perfezione. Interpreta al meglio i profumi, sapori, colori delle sue belle montagne e li abbina, in modo inconsueto ma davvero piacevole al palato anche per chi di tradizione se ne intende.
Pani antichi, gnocchi morbidi e consistenti al tempo stesso, carni succulente e dolci inebrianti.
Nella famiglia Gemmi sono davvero tutti bravi, cortesi, gentili, disponibili, ma Greta è di un altro pianeta, chapeau.
Profumi, sapori, colori delle montagne della Val Camonica.... e qui si ritorna sempre... ma quanto sono bravi questi bresciani delle valli?
Il menù "Dal bosco al piatto" è qualcosa di sublime.
Si piazza all' 13° posto assoluto nella classifica, 99 punti, 3 barbe 🧔🧔🧔!
PS: novità Osterie d'Italia 2023: oltre alla conferma della chiocciola, premio al Miglior Giovane a Greta Gemmi...ma chi sono io? Frate Indovino? 😂
PS: novità Osterie d'Italia 2023: oltre alla conferma della chiocciola, premio al Miglior Giovane a Greta Gemmi...ma chi sono io? Frate Indovino? 😂
News ottobre 2023: Chiocciola Osterie d'Italia 2024
Aggiornamento 14/10/2024: Chiocciola 2025!
Per Osterie d'Italia 2024:
Per il Touring: "La giovane chef Greta Gemmi, coadiuvata da nonna Angela, basa la sua cucina su una approfondita ricerca delle materie prime e sulle tecniche più moderne, per arrivare a piatti dove prevalgono accostamenti inusuali e idee innovative. Come il riso mantecato al Silter Dop, cenere di radici e petto di quaglia; il lombo di baccalà in olio cottura al pino mugo, zucca alla brace, i suoi tostati e limone candito. In uno spazio dallo stile tipicamente montano, con una atmosfera scaldata dalle boiserie in legno, dall’esposizione degli antichi attrezzi della cultura contadina, dalla vista suggestiva sulle montagne. Il ristorante è aperto tutti i giorni da luglio a settembre, mentre da ottobre a giugno apre solo venerdì, sabato e domenica".
Per 50TopItaly 2025, 42a posizione in classifica: "Vale davvero la pena arrampicarsi sulle curve della strada che porta a Villa, frazione del comune di Lozio, per venire a scoprire una cucina alpina che fonda le sue radici profondamente ed autenticamente nel territorio. Qui la cucina è donna. Una sapienza tramandata dalla nonna Sara e presa in mano dalla giovane chef Greta Gemmi che ripropone con mano elegante tutta la sapienza di secoli di alimentazione montana dove le fermentazioni erano indispensabili per rendere commestibili materie prime difficili come resine arbusti e germogli. E così con la sua laurea a supporto, Greta continua a cucinare con la nonna Sara sempre presente, passando da piatti locali tradizionali come lo gnoc de colà a portate come i ravioli al peruch (spinacio selvatico) dove la pasta ha la tipica consistenza spessa della sfoglia di montagna senza uova, la tartare di capriolo al lichene islandico che con la sua amarezza pulisce completa ed ammorbidisce il gusto della carne o lo straordinario risotto al levistico dell’orto con crema di latte fresco di mucca locale e coregone essiccato tradizionalmente all’aria del Lago d’Iseo. Completa una carta dei vini identitaria dei progressi enologici della Valle Camonica."
Per l' Accademia Italiana della Cucina: "Un ristorante a conduzione familiare che riesce a coniugare la tradizione con l'innovazione e la ricerca. Gli ingredienti a Km 0 vengono sapientemente combinati dallo chef Greta che propone abbinamenti stuzzicanti e particolarmente graditi sia al palato che alla vista.
Piatti tipici:
Tartare di capretto, spuma al tuorlo d'uovo, lichene, primule ed aceto di sambuco
Crema di castagne maturate 5 mesi, pop corn di male, uva acida ed olio al levitino
Gnocchi al topinambur affumicati
Luccio cotto nel fieno, rapa rossa fermentata, asparagi e menta
Filetto di baccalà, porro alla brace, latticello e patate nostrane croccanti
formagella, uova e cipolle
Piatto da non perdere:
Manzetta Prussiana"
L’ambiente è intimo e informale, seppur curato in ogni minimo dettaglio richiamando lo stupendo paesaggio circostante. Mangiare osservando le montagne dall’ampia veranda a vetrate è già una goduria, lasciare liberi i più piccoli nel parco giochi di fronte è un valore aggiunto!
I gnoc de cola derivano da una ricetta di denominazione comunale della valle di Lozio: un piatto che non può mancare in un ristorante che intende valorizzare le proprie radici. Come molti fra i piatti tipici bresciani, hanno origine dalla cucina povera, di recupero. Lo gnocco viene realizzato con pane raffermo, messo in ammollo nel latte per una notte, poi finito con farina, erbe spontanee e spinaci. Un piatto sfizioso che non manca mai nel menu del Resù.
INVOLTINO DI COREGONE CON IL CARDO, SOFFRITTO BRUCIATO, CREMA DI ZUCCHINE E INSALATINA SPONTANEA
In questo piatto lo chef realizza un connubio fra la montagna e il lago, infatti, la Val Camonica – dov’è ubicato il Resù - si “tuffa” letteralmente nel Lago d’Iseo, un bacino idrico che nacque dallo scioglimento dei ghiacciai di questo territorio. Il coregone costituisce la base del piatto, essendo un pesce d’acqua dolce dalle carni abbastanza neutre. Questo viene accostato all’amaro del cardo, alla nota affumicata del soffritto bruciato e al dolce della zucchina, in un intrigante e curioso gioco di sapori e consistenze."
Alcune immagini dal web:
Piatti tipici:
Tartare di capretto, spuma al tuorlo d'uovo, lichene, primule ed aceto di sambuco
Crema di castagne maturate 5 mesi, pop corn di male, uva acida ed olio al levitino
Gnocchi al topinambur affumicati
Luccio cotto nel fieno, rapa rossa fermentata, asparagi e menta
Filetto di baccalà, porro alla brace, latticello e patate nostrane croccanti
formagella, uova e cipolle
Piatto da non perdere:
Manzetta Prussiana"
Per EastLombardy: "Greta Gemmi è la giovanissima artefice dei gustosi piatti del Ristorante al Resù: la sua competenza e creatività in cucina fanno invidia a molti colleghi con decenni di esperienza alle spalle. Dopo essersi diplomata all’istituto alberghiero, Greta inizia a lavorare nel ristorante di famiglia, supportata da nonna Angela: insieme rappresentano il connubio fra tradizione ed innovazione che la cucina del locale promuove. Nel frattempo, Greta decide di intraprendere un percorso universitario a Milano, per approfondire la propria conoscenza delle erbe medicinali e spontanee.
In questa missione, Greta non è sola. Infatti, Al Resù è un ristorante a conduzione famigliare dove, dal 1974, si sono succedute le varie generazioni della famiglia Gemmi. Maria Grazia si occupa dell’accoglienza, mentre papà Natale cura la cantina, con l’obiettivo far conoscere i vini della stupenda Valle Camonica. Nei piatti, troviamo le materie prime di alcuni dei migliori produttori locali.
Al Resù è un ristorante ubicato a Lozio, in Valle Camonica, circondato da alcune fra le sue più belle cime: da decenni ormai, rappresenta il punto di riferimento per chi intende scoprire la tradizione culinaria camuna. Tradizione che non è un qualcosa di statico, immobile nel tempo, ma che viene reinterpretata al fine di riportare alla luce sapori e profumi ormai dimenticati, tecniche di lavorazione e conservazione che l’industrializzazione del mondo food ha cancellato. Una delle particolarità del Ristorante al Resù è sicuramente la riscoperta della cucina alimurgica, nata grazie ad un medico e naturalista fiorentino nel XVIII secolo. Egli studiò le potenzialità nutrizionali delle erbe selvatiche e spontanee, catalogando quelle edibili; la famiglia Gemmi realizza questo concetto in cucina, raccogliendo quello che la florida natura circostante offre.In questa missione, Greta non è sola. Infatti, Al Resù è un ristorante a conduzione famigliare dove, dal 1974, si sono succedute le varie generazioni della famiglia Gemmi. Maria Grazia si occupa dell’accoglienza, mentre papà Natale cura la cantina, con l’obiettivo far conoscere i vini della stupenda Valle Camonica. Nei piatti, troviamo le materie prime di alcuni dei migliori produttori locali.
L’ambiente è intimo e informale, seppur curato in ogni minimo dettaglio richiamando lo stupendo paesaggio circostante. Mangiare osservando le montagne dall’ampia veranda a vetrate è già una goduria, lasciare liberi i più piccoli nel parco giochi di fronte è un valore aggiunto!
I gnoc de cola derivano da una ricetta di denominazione comunale della valle di Lozio: un piatto che non può mancare in un ristorante che intende valorizzare le proprie radici. Come molti fra i piatti tipici bresciani, hanno origine dalla cucina povera, di recupero. Lo gnocco viene realizzato con pane raffermo, messo in ammollo nel latte per una notte, poi finito con farina, erbe spontanee e spinaci. Un piatto sfizioso che non manca mai nel menu del Resù.
INVOLTINO DI COREGONE CON IL CARDO, SOFFRITTO BRUCIATO, CREMA DI ZUCCHINE E INSALATINA SPONTANEA
In questo piatto lo chef realizza un connubio fra la montagna e il lago, infatti, la Val Camonica – dov’è ubicato il Resù - si “tuffa” letteralmente nel Lago d’Iseo, un bacino idrico che nacque dallo scioglimento dei ghiacciai di questo territorio. Il coregone costituisce la base del piatto, essendo un pesce d’acqua dolce dalle carni abbastanza neutre. Questo viene accostato all’amaro del cardo, alla nota affumicata del soffritto bruciato e al dolce della zucchina, in un intrigante e curioso gioco di sapori e consistenze."
Scriveva nel 2016 Scatti di Gusto:
Scrive oggi Slow Food: " Greta Gemmi, la miglior giovane cuoca d’Italia.
La tesi di laurea, la vita a mille metri e un insegnamento di Vittorio Fusari: chiacchierata con la vincitrice del premio come miglior giovane secondo Osterie d’Italia 2023.
«Un giorno, a pranzo, è venuto qui a trovarci Vittorio Fusari. Chiacchierando, naturalmente di cucina, mi disse: “Anche se stai cucinando una semplice patata, il tuo lavoro come cuoca è quello di farne un gran piatto. Non cercare di fare chissà cosa, non pasticciare, ma valorizza il tuo ingrediente principale”. Questa frase me la ricorderò per sempre: è giusta». Lei, Greta Gemmi, cuoca del ristorante Al Resù a Lozio in Valle Camonica, nel bresciano, e membro dell’Alleanza Slow Food dei cuochi, quel consiglio l’ha fatto suo e l’ha seguito al meglio, al punto da venir premiata, a 24 anni, come miglior giovane nella guida Osterie d’Italia 2023 di Slow Food Editore. Un premio che riporta dritto a quel giorno, a quell’incontro: il riconoscimento, infatti, si chiama proprio Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari, sostenuto dal Consorzio Franciacorta. Un modo per ricordare lo chef, di cui in questi giorni ricorre il terzo anniversario della scomparsa, e il suo impegno per un intero territorio, il Franciacorta appunto.
Greta è tra i cuochi protagonisti di una cena a sei mani in ricordo di Vittorio che si terrà martedì 10 gennaio all’Antica Trattoria Piè del Dos di Gussago (Brescia) e che vedrà, insieme alla padrona di casa, Resi Martinotti, anche la partecipazione di Michele Valotti de La Madia.
Una cucina per la rinascita della montagna.
Greta non vive in quella parte della Lombardia, ma un poco più a nord. Non in collina, ma in montagna, ma la sostanza non cambia: «Mi rispecchio molto in quel concetto che mi ha indicato Vittorio – racconta – e ancora oggi cerco di cucinare senza tanti fronzoli». Diretta, schietta come i suoi piatti, come la montagna amatissima. «Abbiamo la fortuna, e in un certo senso la sfortuna, di trovarci a mille metri d’altitudine, in un paesino sperduto dove vivono 600 persone, se si sommano tutte le frazioni. Siamo in mezzo a un territorio vastissimo, che però ci offre veramente tanto: abbiamo dei terreni dove coltiviamo e alleviamo, e quello che non riusciamo a produrre noi arriva da produttori di piccola scala che condividono la nostra stessa filosofia». Lavorano cioè nel rispetto della terra, difendono la montagna, ma non con uno spirito di chiusura, bensì di apertura al mondo, di scambio, di arricchimento. Cercano di farla rinascere.
“Gli ultimi anni sono stati quelli della rinascita delle montagne. Tra i migliori interpreti di questa ondata che ha guardato da una nuova prospettiva vallate e vette c’è certamente Greta Gemmi, giovanissima cuoca che mescola la sapienza della nonna con la propria mente aperta sul mondo”.
Questa la motivazione dell’assegnazione del Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari Franciacorta a Greta Gemmi.
«La montagna è la nostra casa – prosegue la cuoca –, viviamo tutti qua ed è la nostra prima passione fuori dal lavoro. A livello di sport, ma non solo: mio papà è perito forestale». Il papà si chiama Natale, e al Resù si occupa dei vini con la stessa cura che Greta mette in cucina: ogni volta che cambia il menù (indicativamente quattro volte all’anno, secondo le stagioni), cambia anche la carta dei vini, perché le due cose vanno a braccetto, sono in abbinamento.
Un affare di famiglia.
Papà Natale, insieme a mamma Maria Grazia, sono i proprietari del Resù. Dieci anni fa, nel 2012, hanno ristrutturato lo stabile dove, nel 1978, i genitori di lui – Angela e il marito Remo – aprirono un bar, poi divenuto un’osteria di quelle autentiche: bottiglia di vino, un mazzo di carte, i piatti cucinati con quello che c’era, «con i prodotti che la nonna raccoglieva e con le materie prime che le portavano le persone della zona». Greta, nella cucina del Resù, ci è letteralmente cresciuta. Poi, nel 2017, il bivio: «Non trovavamo personale a cui affidare la gestione della cucina, così ci siamo trovati a scegliere: o la prendevo in mano io oppure avremmo chiuso. Avevo diciannove anni, ho deciso di provare, senza grande esperienza. Negli anni dell’istituto alberghiero avevo fatto tre stage, ma sono sincera: tanto l’ho imparato da sola, arrangiandomi, provando e riprovando, studiando sui libri».
È andata bene: l’esordio in guida Osterie d’Italia, nel 2018, è di quelli che non si dimenticano: il Resù conquista subito la Chiocciola, il riconoscimento più importante. E intanto Greta studia: dopo il diploma si iscrive all’università di Scienze alimentari a Milano. Tra pochi giorni discuterà la tesi di laurea: «L’argomento? Il paragone nell’assorbimento della resina del larice a livello cutaneo e intestinale». Un mix tra il suo lavoro da cuoca – lei che la resina del larice la usa in cucina, per esempio per marinare la trota salmonata o per preparare un sorbetto, viste le proprietà digestive – e il tirocinio curriculare, fatto in una azienda che produce cosmetici. Perché la curiosità e la voglia di studiare non hanno confini."
La tesi di laurea, la vita a mille metri e un insegnamento di Vittorio Fusari: chiacchierata con la vincitrice del premio come miglior giovane secondo Osterie d’Italia 2023.
«Un giorno, a pranzo, è venuto qui a trovarci Vittorio Fusari. Chiacchierando, naturalmente di cucina, mi disse: “Anche se stai cucinando una semplice patata, il tuo lavoro come cuoca è quello di farne un gran piatto. Non cercare di fare chissà cosa, non pasticciare, ma valorizza il tuo ingrediente principale”. Questa frase me la ricorderò per sempre: è giusta». Lei, Greta Gemmi, cuoca del ristorante Al Resù a Lozio in Valle Camonica, nel bresciano, e membro dell’Alleanza Slow Food dei cuochi, quel consiglio l’ha fatto suo e l’ha seguito al meglio, al punto da venir premiata, a 24 anni, come miglior giovane nella guida Osterie d’Italia 2023 di Slow Food Editore. Un premio che riporta dritto a quel giorno, a quell’incontro: il riconoscimento, infatti, si chiama proprio Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari, sostenuto dal Consorzio Franciacorta. Un modo per ricordare lo chef, di cui in questi giorni ricorre il terzo anniversario della scomparsa, e il suo impegno per un intero territorio, il Franciacorta appunto.
Greta è tra i cuochi protagonisti di una cena a sei mani in ricordo di Vittorio che si terrà martedì 10 gennaio all’Antica Trattoria Piè del Dos di Gussago (Brescia) e che vedrà, insieme alla padrona di casa, Resi Martinotti, anche la partecipazione di Michele Valotti de La Madia.
Una cucina per la rinascita della montagna.
Greta non vive in quella parte della Lombardia, ma un poco più a nord. Non in collina, ma in montagna, ma la sostanza non cambia: «Mi rispecchio molto in quel concetto che mi ha indicato Vittorio – racconta – e ancora oggi cerco di cucinare senza tanti fronzoli». Diretta, schietta come i suoi piatti, come la montagna amatissima. «Abbiamo la fortuna, e in un certo senso la sfortuna, di trovarci a mille metri d’altitudine, in un paesino sperduto dove vivono 600 persone, se si sommano tutte le frazioni. Siamo in mezzo a un territorio vastissimo, che però ci offre veramente tanto: abbiamo dei terreni dove coltiviamo e alleviamo, e quello che non riusciamo a produrre noi arriva da produttori di piccola scala che condividono la nostra stessa filosofia». Lavorano cioè nel rispetto della terra, difendono la montagna, ma non con uno spirito di chiusura, bensì di apertura al mondo, di scambio, di arricchimento. Cercano di farla rinascere.
“Gli ultimi anni sono stati quelli della rinascita delle montagne. Tra i migliori interpreti di questa ondata che ha guardato da una nuova prospettiva vallate e vette c’è certamente Greta Gemmi, giovanissima cuoca che mescola la sapienza della nonna con la propria mente aperta sul mondo”.
Questa la motivazione dell’assegnazione del Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari Franciacorta a Greta Gemmi.
«La montagna è la nostra casa – prosegue la cuoca –, viviamo tutti qua ed è la nostra prima passione fuori dal lavoro. A livello di sport, ma non solo: mio papà è perito forestale». Il papà si chiama Natale, e al Resù si occupa dei vini con la stessa cura che Greta mette in cucina: ogni volta che cambia il menù (indicativamente quattro volte all’anno, secondo le stagioni), cambia anche la carta dei vini, perché le due cose vanno a braccetto, sono in abbinamento.
Un affare di famiglia.
Papà Natale, insieme a mamma Maria Grazia, sono i proprietari del Resù. Dieci anni fa, nel 2012, hanno ristrutturato lo stabile dove, nel 1978, i genitori di lui – Angela e il marito Remo – aprirono un bar, poi divenuto un’osteria di quelle autentiche: bottiglia di vino, un mazzo di carte, i piatti cucinati con quello che c’era, «con i prodotti che la nonna raccoglieva e con le materie prime che le portavano le persone della zona». Greta, nella cucina del Resù, ci è letteralmente cresciuta. Poi, nel 2017, il bivio: «Non trovavamo personale a cui affidare la gestione della cucina, così ci siamo trovati a scegliere: o la prendevo in mano io oppure avremmo chiuso. Avevo diciannove anni, ho deciso di provare, senza grande esperienza. Negli anni dell’istituto alberghiero avevo fatto tre stage, ma sono sincera: tanto l’ho imparato da sola, arrangiandomi, provando e riprovando, studiando sui libri».
È andata bene: l’esordio in guida Osterie d’Italia, nel 2018, è di quelli che non si dimenticano: il Resù conquista subito la Chiocciola, il riconoscimento più importante. E intanto Greta studia: dopo il diploma si iscrive all’università di Scienze alimentari a Milano. Tra pochi giorni discuterà la tesi di laurea: «L’argomento? Il paragone nell’assorbimento della resina del larice a livello cutaneo e intestinale». Un mix tra il suo lavoro da cuoca – lei che la resina del larice la usa in cucina, per esempio per marinare la trota salmonata o per preparare un sorbetto, viste le proprietà digestive – e il tirocinio curriculare, fatto in una azienda che produce cosmetici. Perché la curiosità e la voglia di studiare non hanno confini."
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