Voto: 79
Numero di visite: 1
Ultima visita: 02/2023
Fascia di prezzo: 17-40
Guide e recensioni: Golosario, Gambero Rosso
-Robecco Sul Naviglio- (MI)
Al posto dell' Osteria del Monastero da poco tempo ha aperto questo nuovo locale in frazione Casterno di Robecco sul Naviglio, Il Risutin, e sono stato a febbraio in compagnia di 3 colleghi a pranzo. Molto buoni i risotti, sa va san dire, ma prezzi a mio modesto parere un po' esagerati, che non invogliano a bramare per un ritorno subitaneo nel bel locale dall'arredo semplice da trattoria di paese.
Molto simpatica la scelta dei nomi di famosi cantanti o gruppi musicali per i risotti proposti in carta, ma sinceramente non sono riuscito a capirne il legame.
Anche i dolci interessanti, ma tutto sommato abbastanza ordinari. Così così...
Per il Golosario 2024:
Per il Gambero Rosso 2024:
Per il Golosario: " Il Risutin, l’osteria vera “a tutto risotto”!
A Casterno, dal giovane oste Fabio Fiore, simpatia, atmosfera viva e gioiosa, cucina golosa e una cantina sorprendente
«A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti, dove la gente culmina nell’eccesso del canto...io amo le osterie che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco, e poi nelle osterie ci sta il nome di Charles scritto a caratteri d’oro».
Sarebbe piaciuto alla grande poetessa Alda Merini, Il Risutin di Casterno. A lei, penna geniale che ha dedicato pagine immortali alle osterie, questo locale avrebbe preso il cuore. Quello che è successo a noi, nella nostra sosta. Intanto perché di osteria – osteria, si tratta. È un’osteria autentica, che nulla ha a che vedere con quei locali che con l’insegna si definiscono osterie, ma di fatto non lo sono. Ospitata tra le mura del Circolo Cooperativo Familiare, realtà che ha celebrato il centenario l’anno scorso, il 19 giugno (coincidenza, lo stesso giorno della fondazione di Papillon, nel 2022 invece al traguardo dei trent’anni).
Vi accoglie con un primo spazio con il banco bar dove ci si può fermare anche solo per un caffè o un bicchiere, quindi le salette dove si mangia, che vedono ai tavoli persone di umanità varia, con un’atmosfera viva e gioiosa che mette subito di buonumore e fa compagnia anche a chi dovesse esser solo. Un colpo d’occhio che sembra un fotogramma di un film degli anni Sessanta.
Vi accoglie con un primo spazio con il banco bar dove ci si può fermare anche solo per un caffè o un bicchiere, quindi le salette dove si mangia, che vedono ai tavoli persone di umanità varia, con un’atmosfera viva e gioiosa che mette subito di buonumore e fa compagnia anche a chi dovesse esser solo. Un colpo d’occhio che sembra un fotogramma di un film degli anni Sessanta.
Un’osteria non esiste senza un oste. E l’oste c’è. È il giovane Fabio Fiore, mente e anima di questo luogo che vive della sua passione extra large per il gusto e per le persone. Diciamo subito che se siete “gastrofighetti” che inorridiscono se non ci sono tovaglie di Fiandra e posate d’argento, questo non è indirizzo che fa per voi. Al contrario, se siete dei veri gaudenti e buongustai, anche se le tovagliette saranno di carta e la posateria semplice, voi di qui uscirete felici.
La prima sorpresa sarà la selezione di vini. Con etichette non scontate, invitante, di buona ampiezza, frutto di degustazioni sapienti. Una cantina che fa sì che l’osteria, per dirla con le parole di Alda Merini, parli “il linguaggio sottile della lingua di Bacco”. Anche perché, va aggiunto, la proposta a bicchiere è di prim’ordine.
Il servizio è curato da giovani volonterosi e sorridenti. L’altra sorpresa piacevole verrà dalla cucina, che come dichiara l’insegna, “risutin”, ha un protagonista, dal dialetto milanese in italiano, il “risottino”. Vale a dire il risotto, che qui è declinato in molteplici versioni, con un ventaglio di proposte che spazia dalle ricette tradizionali a interpretazioni creative.
E allora, stuzzicato l’appetito con “Chi ben comincia”, antipasto a chilometro zero con cotechino e mostarde, mondeghili, salame del contadino crema di zola e gnocco fritto, o con un tagliere di affettati misti o con “sgabei” e fonduta.
Riflettori sui risotti, appunto, tra cui non manca certo il re della cucina meneghina, ossia il risotto allo zafferano, che potrete gustare secondo tradizione anche con l’ossobuco. Così come troverete sempre sia quello che porta il nome dell’osteria, “Il Risutìn” che è un risotto al taleggio vaniglia e scorza d’arancia, sia l’ “Ubriaco 2.0” risotto con la salsiccia e riduzione al vino rosso.
Poi, per chi è buona forchetta, “in pagnotta” sia trippa sia zuppa di cipolle, o carne, con filetto allo zola.
A chiudere, tortino di mele o tiramisù.
Attenzione, il martedì il locale effettua il riposo settimanale, mentre gli altri giorni è aperto solo a pranzo, tranne il giovedì ed il venerdì quando i fornelli sono accesi mezzogiorno e sera. Ultima chicca, il conto, che vi lascerà il sorriso per la sua rara moderazione. Ma lo abbiamo detto, è osteria vera! Viva “Il risutin”!
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