https://www.trattoriabertozzibologna.it/
Voto: 85
Numero di visite: 1
Ultima visita: 07/2021
Fascia di prezzo: 31-56
Guide e recensioni: Espresso, Gambero Rosso, Dissapore, Luciano Pignataro, La Repubblica, Via dei Gourmet, Gourmettoria, Accademia Italiana della Cucina
-Bologna- (BO)
Ma i loro classici si fanno apprezzare, a cominciare dalle tagliatelle al ragù bolognese e alle polpette col sugo e piselli, davvero molto molto buone.
Per l' Espresso 2021, che esalta il locale con un giudizio davvero benevolo: "Cucina della tradizione, quella gustata da bambini dai due titolari, è riproposta in questa trattoria accogliente. Materie prime del territorio e ricette di una volta sono due pilastri che reggono una carta che omaggia la città "grassa" per antonomasia con piatti come la saporita gramigna della casa, le tagliatelle con il ragù, la sontuosa cotoletta alla bolognese e dolci ghiotti e ricchi. Cantina corretta e servizio affabile."
Per l'Accademia Italiana della Cucina 2024: "Uno dei tempi della cucina bolognese, custode della tradizione e dell'eccellenza dell'esecuzione, quasi un'istituzione. Da decenni Fabio Berti e Alessandro Gozzi guidano con mano sicura il piccolo locale, da loro creato. Il menu ha le fondamenta nei piatti classici ed è attento alla stagionalità, accompagnato da un'ottima cantina, anch'essa legata al territorio. Il servizio coniuga la professionalità con la simpatia. A disposizione una ricca e originale scelta di liquori per chiudere il pranzo. Assolutamente necessaria la prenotazione dati i pochi posti disponibili e l'affluenza di bolognesi e non, alla ricerca del vero gusto della cucina petroniana.
Piatti tipici:
Tagliatelle al ragù,
Gramigna Bertozzi guanciale, zucchine, zafferano e scaglie Parmigiano Reggiano
Polpette con i piselli
Cotoletta alla bolognese
Costolette d'agnello scottadito
Zuppa inglese
Piatto da non perdere:
Panna cotta"
Per la Repubblica: "Fatichiamo non poco a trovare parcheggio in zona, anche a causa dei tanti locali e localini che sono aperti lungo la via Andrea Costa e richiamano clientela. La serata è calda ma ventilata e non ci disturba camminare qualche centinaio di metri verso quella che per molti è una delle migliore trattorie bolognesi. Varchiamo la soglia e nonostante il locale semivuoto nessuno ci viene ad accogliere. I titolari, di nero vestiti, sono impegnati in divertite conversazioni con habitué. Cerchiamo qualcuno che ci dia udienza e un giovane cameriere, che ci seguirà per tutta la cena, ci accompagna nella nostra postazione in un fresco cortiletto protetto da ombrelloni. Il menu è ispirato alla cucina tipica bolognese e i fuori tema, più idonei alla stagione calda, ci vengono offerti dai piatti del giorno. Non esiste carta dei vini e il cameriere, sorridendo, ci invita ad alzarci ed entrare nel locale e leggere “lo specchio dei vini”, dove sono scritte le proposte, discrete a prezzi abbordabili con l’aggiunta di qualche chicca che si paga cara. Opteremo per un buon calice di pinot grigio (4 euro). Nell’attesa arriva un enorme, ma poco fragrante, cestino del pane che comprende tarallini, crescente e barilini. Iniziamo con insalata di “ovuli” e scaglie di Parmigiano (10 euro).
Buona l’idea, così come i funghi, ma l’accostamento con il solo, sovrabbondante, Parmigiano li banalizza così come il troppo veemente olio di oliva che viene proposto per condirli. Proseguiamo con tagliatelle con i “galletti” (12 euro), buonissima la pasta che però non si armonizza con i funghi troppo tostati. Tra i secondi zucchine ripiene (12 euro), molto gustose e pesanti, accompagnate da qualche patata troppo abbrustolita che diremmo al forno e ripassata in padella. Chiudiamo con un’ottima panna cotta (5 euro), come non ne mangiavamo da tempo.
Mentre ritorniamo alla nostra auto, approfittando della camminata per attivare una lunga digestione, riconsideriamo la nostra visita a questa trattoria. Siamo certi che i clienti affezionati la trovino appagante, anche grazie al valore aggiunto dato dai titolari che non si risparmiano nel dispensare battute e simpatia agli avventori conosciuti. Meno entusiasti saranno probabilmente i clienti occasionali come noi. Conto sui 40 euro."
Piatti tipici:
Tagliatelle al ragù,
Gramigna Bertozzi guanciale, zucchine, zafferano e scaglie Parmigiano Reggiano
Polpette con i piselli
Cotoletta alla bolognese
Costolette d'agnello scottadito
Zuppa inglese
Piatto da non perdere:
Panna cotta"
Per Dissapore, ottobre 2021: " Trattoria Bertozzi a Bologna, recensione: la tradizione senza rivisitazioni. La nostra recensione di Bertozzi a Bologna: più che una trattoria un'istituzione cittadina, dove la cucina è rimasta quella dalla nonna fatta con tanto amore e pochi svolazzi.
Bertozzi a Bologna è ormai derubricato dal ruolo di trattoria e ha raggiunto quello di istituzione in cui sono passati più o meno tutti almeno una volta nella vita, un po’ come l’ufficio anagrafe del Comune. I due proprietari, Fabio “Olly” Berti e Alessandro Gozzi, formano una coppia inossidabile e sono entrati a fare parte stabilmente del panorama gastronomico cittadino, ma quando varcate la soglia non affannatevi a cercare il signor Bertozzi come se fosse il vecchio proprietario perché il nome della trattoria deriva dalla crasi dei rispettivi cognomi che ne ha creato uno nuovo, che più bolognese non c’è, come la loro tavola grassa e un po’ greve che non fa sconti a nessuno e non arretra davanti a pretese di alleggerimento.
Anche se la cucina ha la stessa impronta da decenni, ai fornelli troviamo la mano insospettabilmente giovane di Riccardo “Bonfi” Bonfiglioli, ormai stabilmente in cucina da oltre tre anni sotto lo sguardo dei due proprietari che assicurano la continuità con la conduzione del passato e la stretta aderenza alla classica gastronomia bolognese. Non manca niente del repertorio tradizionale e il locale è una certezza per chi si vuole divertire a passare in rassegna i sapori più noti della cucina locale. Come molte altre trattorie si trova fuori dal centro storico, sulla via che porta alla stadio, per cui non ci si capita per caso. Infatti tra i turisti si vedono solo quelli più avveduti, mentre sono molti i bolognesi che la frequentano regolarmente per la sua cucina casalinga, classica e senza rivisitazioni.
Nell’unica sala -se non si conta il piccolo dehors esterno ma ben riparato dal traffico di via Andrea Costa- si alternano i due proprietari sempre pronti alla battuta, in un’atmosfera conviviale e divertente. Come da copione si inizia con un piatto di salumi e parmigiano di buona qualità e con un tortino di patate, parmigiano e spuma di mortadella, forse l’unica concessione in tutto il menu di un piatto che non si trovava in casa della nonna e il risultato è sorprendente: rotondo e avvolgente, dal sapore deciso di parmigiano stagionato ammorbido quanto basta dalla salsa con 4 gocce di aceto balsamico.
Tra i primi le buone tagliatelle al ragù con un discreto morso e un condimento ben eseguito, non troppo unto o colorato di pomodoro che non tralascia il gusto della carne, oppure le strettine ai funghi a dire il vero un po’ slegate. I tortellini li abbiamo trovati non al massimo della forma, con un ripieno dalla consistenza leggermente asciutto, sapido, ma non particolarmente profumato. Torneremo a fare un secondo assaggio perché ce li ricordavamo diversi, ma tant’è.
Probabilmente il piatto più famoso dei Bertozzi, quello per cui vale la pena farci un salto -una sorta di signature dish, se non fosse che a Bologna lo fanno un po’ tutti- sono le polpette con i piselli di cui si rifarebbe immediatamente il bis se si avesse un secondo stomaco.
Se pensate che le polpette siano un piatto di recupero e non vi fidate a ordinarle al ristorante dovrete ricredervi perché qui raggiungono degli apici che potrebbero concorrere con qualsiasi petto di piccione tutti i giorni della settimana. Soffici e saporite, cariche di aromi che ricordano la cucina di casa della domenica, sono una capriola della gastronomia bolognese.
Con la classica cotoletta alla bolognese si raggiungono invece i limiti dell’ignorantezza (cit. Paolo Cevoli) bolognese dove al vitello si sostituisce il maiale, come spesso succede nella loro versione famigliare: nessun occhiolino strizzato ai milanesi per un’interpretazione che difficilmente varca le soglie di casa. L’interno è necessariamente più asciutto, ma niente affatto stopposo e il tutto viene sovrastato dall’untuosa coperta di prosciutto e parmigiano che avvolge la panatura e fa godere il palato. Peccato per le patate di contorno che sono state maltrattate infornandole senza poi girarle, per cui rivelavano un lato bruciacchiato e li resto semilesso.
Da consigliare sono anche le costolette di agnello dal sapore niente affatto aggressivo, come capita ogni tanto, ma tenere e profumate grazie all’oculata scelta della carne. Per finire non possono mancare i grandi classici come la zuppa inglese, ottima e semplice di sola crema intervallata da savoiardi leggermente inzuppati di alchermes e la panna cotta profumata di vaniglia e dalla consistenza perfettamente fondente che conferma l’assenza (o il nonnulla) di gelatina all’interno.
Il conto si attesta intorno ai 50 euro che, purtroppo, è la normalità nel panorama cittadino per una sessione di bolognesità dall’antipasto al dolce, anche senza particolari voli gastronomici.
La trattoria Bertozzi si conferma un punto di riferimento per la tradizione in città, sia per lo stile in cucina che per la simpatia di Fabio e Alessandro che tengono egregiamente la sala (e il web)."
Per Luciano Pignataro:
Bertozzi a Bologna è ormai derubricato dal ruolo di trattoria e ha raggiunto quello di istituzione in cui sono passati più o meno tutti almeno una volta nella vita, un po’ come l’ufficio anagrafe del Comune. I due proprietari, Fabio “Olly” Berti e Alessandro Gozzi, formano una coppia inossidabile e sono entrati a fare parte stabilmente del panorama gastronomico cittadino, ma quando varcate la soglia non affannatevi a cercare il signor Bertozzi come se fosse il vecchio proprietario perché il nome della trattoria deriva dalla crasi dei rispettivi cognomi che ne ha creato uno nuovo, che più bolognese non c’è, come la loro tavola grassa e un po’ greve che non fa sconti a nessuno e non arretra davanti a pretese di alleggerimento.
Anche se la cucina ha la stessa impronta da decenni, ai fornelli troviamo la mano insospettabilmente giovane di Riccardo “Bonfi” Bonfiglioli, ormai stabilmente in cucina da oltre tre anni sotto lo sguardo dei due proprietari che assicurano la continuità con la conduzione del passato e la stretta aderenza alla classica gastronomia bolognese. Non manca niente del repertorio tradizionale e il locale è una certezza per chi si vuole divertire a passare in rassegna i sapori più noti della cucina locale. Come molte altre trattorie si trova fuori dal centro storico, sulla via che porta alla stadio, per cui non ci si capita per caso. Infatti tra i turisti si vedono solo quelli più avveduti, mentre sono molti i bolognesi che la frequentano regolarmente per la sua cucina casalinga, classica e senza rivisitazioni.
Nell’unica sala -se non si conta il piccolo dehors esterno ma ben riparato dal traffico di via Andrea Costa- si alternano i due proprietari sempre pronti alla battuta, in un’atmosfera conviviale e divertente. Come da copione si inizia con un piatto di salumi e parmigiano di buona qualità e con un tortino di patate, parmigiano e spuma di mortadella, forse l’unica concessione in tutto il menu di un piatto che non si trovava in casa della nonna e il risultato è sorprendente: rotondo e avvolgente, dal sapore deciso di parmigiano stagionato ammorbido quanto basta dalla salsa con 4 gocce di aceto balsamico.
Tra i primi le buone tagliatelle al ragù con un discreto morso e un condimento ben eseguito, non troppo unto o colorato di pomodoro che non tralascia il gusto della carne, oppure le strettine ai funghi a dire il vero un po’ slegate. I tortellini li abbiamo trovati non al massimo della forma, con un ripieno dalla consistenza leggermente asciutto, sapido, ma non particolarmente profumato. Torneremo a fare un secondo assaggio perché ce li ricordavamo diversi, ma tant’è.
Probabilmente il piatto più famoso dei Bertozzi, quello per cui vale la pena farci un salto -una sorta di signature dish, se non fosse che a Bologna lo fanno un po’ tutti- sono le polpette con i piselli di cui si rifarebbe immediatamente il bis se si avesse un secondo stomaco.
Se pensate che le polpette siano un piatto di recupero e non vi fidate a ordinarle al ristorante dovrete ricredervi perché qui raggiungono degli apici che potrebbero concorrere con qualsiasi petto di piccione tutti i giorni della settimana. Soffici e saporite, cariche di aromi che ricordano la cucina di casa della domenica, sono una capriola della gastronomia bolognese.
Con la classica cotoletta alla bolognese si raggiungono invece i limiti dell’ignorantezza (cit. Paolo Cevoli) bolognese dove al vitello si sostituisce il maiale, come spesso succede nella loro versione famigliare: nessun occhiolino strizzato ai milanesi per un’interpretazione che difficilmente varca le soglie di casa. L’interno è necessariamente più asciutto, ma niente affatto stopposo e il tutto viene sovrastato dall’untuosa coperta di prosciutto e parmigiano che avvolge la panatura e fa godere il palato. Peccato per le patate di contorno che sono state maltrattate infornandole senza poi girarle, per cui rivelavano un lato bruciacchiato e li resto semilesso.
Da consigliare sono anche le costolette di agnello dal sapore niente affatto aggressivo, come capita ogni tanto, ma tenere e profumate grazie all’oculata scelta della carne. Per finire non possono mancare i grandi classici come la zuppa inglese, ottima e semplice di sola crema intervallata da savoiardi leggermente inzuppati di alchermes e la panna cotta profumata di vaniglia e dalla consistenza perfettamente fondente che conferma l’assenza (o il nonnulla) di gelatina all’interno.
Il conto si attesta intorno ai 50 euro che, purtroppo, è la normalità nel panorama cittadino per una sessione di bolognesità dall’antipasto al dolce, anche senza particolari voli gastronomici.
La trattoria Bertozzi si conferma un punto di riferimento per la tradizione in città, sia per lo stile in cucina che per la simpatia di Fabio e Alessandro che tengono egregiamente la sala (e il web)."
Per Luciano Pignataro:
Buona l’idea, così come i funghi, ma l’accostamento con il solo, sovrabbondante, Parmigiano li banalizza così come il troppo veemente olio di oliva che viene proposto per condirli. Proseguiamo con tagliatelle con i “galletti” (12 euro), buonissima la pasta che però non si armonizza con i funghi troppo tostati. Tra i secondi zucchine ripiene (12 euro), molto gustose e pesanti, accompagnate da qualche patata troppo abbrustolita che diremmo al forno e ripassata in padella. Chiudiamo con un’ottima panna cotta (5 euro), come non ne mangiavamo da tempo.
Mentre ritorniamo alla nostra auto, approfittando della camminata per attivare una lunga digestione, riconsideriamo la nostra visita a questa trattoria. Siamo certi che i clienti affezionati la trovino appagante, anche grazie al valore aggiunto dato dai titolari che non si risparmiano nel dispensare battute e simpatia agli avventori conosciuti. Meno entusiasti saranno probabilmente i clienti occasionali come noi. Conto sui 40 euro."
Per Via dei Gourmet: "Fabio Berti e Alessandro Gozzi, conosciuti a Bologna come i “fratelli” Bertozzi per la loro fraterna amicizia, sono gli istrionici titolari di questo scrigno di bolognesità a pochi passi dal centro storico. Una trattoria vera, con pochi tavoli (la prenotazione è d’obbligo), dove l’esuberanza e la passione dei “fratelli” Bertozzi è la migliore risposta alle gestioni asettiche e senza cuore delle tante pseudo trattorie cittadine.
Ad accogliervi, già pronta sul tavolo, troneggia una bella ciotola di ciccioli secchi, che vi sfidiamo a non divorare immediatamente. Irrinunciabile, quando disponibile, l’antipasto a base di ovoli o porcini crudi, serviti in insalata con scaglie di parmigiano.
Si entra poi nel vivo con la gramigna “Bertozzi”, preparata con guanciale, zucchine, zafferano e scaglie di parmigiano, una portata succulenta, che non lesina nel condimento sia in abbondanza che in intensità (gli alleggerimenti qui non sono di moda!). Non mancano i sempre ottimi tortellini in brodo e le tagliatelle al ragù, e conquistano i deliziosi tortelloni ripieni di patate e mortadella in crema di parmigiano.
Fra i secondi, pochi dubbi se è la prima volta che capitate qui: zucchine ripiene, servite con un gustoso sugo di pomodoro per una indimenticabile scarpetta. Ma anche il brasato è una garanzia, e sono di buon livello sia la cotoletta “petroniana” che lo spezzatino.
In stagione, la trattoria è pervasa dall’inebriante profumo del tartufo, con il quale i Bertozzi preparano ottime strette (tagliatelle) e altre gustose pietanze.
A chiudere dolci di “peso” calati come assi: zuppa inglese “Bertozzi”, gelato alla crema e tenerina al cioccolato.
Quella dei Bertozzi è una cucina di sostanza, genuina, che non strizza l’occhio alle mode, rispettosa della tradizione e delle materie prime, con portate che mettono di buon umore per momenti di ritrovata convivialità.
Segnaliamo che qui non solo si mangia ma si beve anche bene, ottimi vini (inclusi Champagne) serviti rigorosamente da bottiglie magnum… che in mano ai corpulenti Bertozzi sembrano quasi delle mezzine!"
Ad accogliervi, già pronta sul tavolo, troneggia una bella ciotola di ciccioli secchi, che vi sfidiamo a non divorare immediatamente. Irrinunciabile, quando disponibile, l’antipasto a base di ovoli o porcini crudi, serviti in insalata con scaglie di parmigiano.
Si entra poi nel vivo con la gramigna “Bertozzi”, preparata con guanciale, zucchine, zafferano e scaglie di parmigiano, una portata succulenta, che non lesina nel condimento sia in abbondanza che in intensità (gli alleggerimenti qui non sono di moda!). Non mancano i sempre ottimi tortellini in brodo e le tagliatelle al ragù, e conquistano i deliziosi tortelloni ripieni di patate e mortadella in crema di parmigiano.
Fra i secondi, pochi dubbi se è la prima volta che capitate qui: zucchine ripiene, servite con un gustoso sugo di pomodoro per una indimenticabile scarpetta. Ma anche il brasato è una garanzia, e sono di buon livello sia la cotoletta “petroniana” che lo spezzatino.
In stagione, la trattoria è pervasa dall’inebriante profumo del tartufo, con il quale i Bertozzi preparano ottime strette (tagliatelle) e altre gustose pietanze.
A chiudere dolci di “peso” calati come assi: zuppa inglese “Bertozzi”, gelato alla crema e tenerina al cioccolato.
Quella dei Bertozzi è una cucina di sostanza, genuina, che non strizza l’occhio alle mode, rispettosa della tradizione e delle materie prime, con portate che mettono di buon umore per momenti di ritrovata convivialità.
Segnaliamo che qui non solo si mangia ma si beve anche bene, ottimi vini (inclusi Champagne) serviti rigorosamente da bottiglie magnum… che in mano ai corpulenti Bertozzi sembrano quasi delle mezzine!"
Per Gourmettoria:
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